Foto: Copertina di Bitches Brew
Il 24 aprile scorso raccontavo di 24 nuovi libri sul jazz da poco usciti, ossia pubblicati negli ultimi cinque-sei mesi; ora mi tocca fare – volentieri – la stessa cosa, premettendo che i nuovi libri (più qualche recupero, dell’anno scorso) sono addirittura 41, che, sommati ai precedenti e considerando che l’anno non è ancora finito (anzi in fono è ai tre quarti), diventano 65 un record e un primato per quanto riguarda l’editoria e il libro di jazz in Italia. A questo si aggiunge pure la buona – e spesso l’ottima – qualità, in senso culturale, dei volumi medesimi, oltre eccellenti vesti grafiche, facendo sì che un intero settore, fino a qualche anno fa completamente trascurato nel nostro Paese, diventi ora un fiore all’occhiello della comunicazione, della pubblicistica, della ricerca che si occupa di sound afroamericano.
Ciò detto, passando a una breve disamina dei 41 titoli in cartello, devo subito constatare che, forse a causa della quasi abbuffata dei mesi precedenti, non esistono, fra questi 41, le storie generali o i testi specifici riguardanti la critica, l’analisi e l’evolversi di questa musica: comincio subito, in tal senso, a segnalare il mio Guido Michelone, Breve storia della musica jazz (Zedde), non perché l’abbia scritto io, ma per il semplice fatto che il titolo, voluto dall’editore, è quasi fuorviante: nel testo in realtà ho tentato soprattutto di azzardare e mettere in pratica una teoria (peraltro già condivisa da molti, prima di me) che il jazz sia sostanzialmente una musica della modernità e che non abbia senso chiamare tradizionali o classiche dei filoni o delle correnti solo perché vecchie di settanta o cent’anni, quando all’ascolto, invece, i dischi di Morton o Armstrong ad esempio risultano di una freschezza assoluta: sarebbe come dire che Stravinskij o Schonberg, loro coevi, non suonino nuovi ancor oggi.
Più testo specifico che storia generale, è l’originalissimo e già imprescindibile Fabio Ciminiera, Le rotte della musica. I suoni del Mediterraneo (Ianieri), che getta uno sguardo metodico su una parte considerevole di jazz europeo, con un’inchiesta a caldo tra gli improvvisatori del Mare Nostrum, dove a parlare sono gli stessi jazzmen più o meno legati alla world music, ma tutti attenti a rivendicare una propria identità transazionale, in rapporto dialettico tra Vecchio Continente e Nuovo Mondo.
Una storia sui generis forse può essere Flavio Caprera, Jazz 101. La storia del jazz in 101 dischi (Mondadori), che è il tipico Oscar da vademecum, dove un bravo critico ha fatto le sue scelte pienamente condivisibili per quanto concerne gli artisti in sé, nonostante i due terzi riguardino personaggi rotanti attorno al linguaggio boppistico; le informazioni attorno a ogni album sono comunque approfondite e intriganti anche per come scritte (elemento, quest’ultimo da non sottovalutate).
E guide possono altresì ritenersi AA. VV., Annuario del jazz 2008 e AA. VV., Estate del jazz 2008 (entrambi Vanni) molto simili tra loro, utilissimi per le notizie spicciole, e al contempo indirettamente testimonianze assolute dell’enorme vitalità che sta vivendo il jazz in Italia a livello di concerti, rassegne, organizzazioni e festival.
Il saggio teorico migliore – e non solo perché unico in questa lista – appartiene a Giorgio Rimondi, Il suono in figure. Pensare con la musica (Scuola di Cultura Contemporanea): nella prima parte il testo si serve concettualmente della musica per scorgere in controluce le contraddizioni dell’Occidente, mentre nella seconda l’autore riporta gli incontri con personaggi spesso legati al jazz come Baraka, Béthume, Cane, eccetera.
Circoscritto a una tendenza canora molto importante da oltre mezzo secolo in qua Giuppi Paone, I poeti del vocalese (L’Epos) è la disanima di uno stile che appare quasi una specie di emulazione sonora dell’improvvisazione strumentale, con interpreti raffinatissimi da King Pleasure a Eddie Jefferson fino al celebre trio Hendricks, Lambert & Ross.
Appartiene alla cronaca Michele Minisci, La notte che bruciò il jazz (Il Ponte Vecchio), che è la storia del Naima un locale di Forlì che da quasi un trentennio propone recital e concerti di alto livello, spaziando dal gospel al blues fino al jazz vero e proprio: tra aneddoti e curiosità sfila un mondo purtroppo sommerso e rimosso dai media anche specialistici, ma che qui per fortuna rivive in tutta la sincera vivacità.
Un altro settore che gode di qualche risveglio, ma che non trova ancora un adeguato supporto editoriale a livello di formati è la foto-jazz, che vanta pure significativi esponenti italiani, come mostrano ad esempio una brochure e un calendario dello stesso autore (che meriterebbe un volume rilegato con l’opera omnia): Pino Ninfa, Jazz. Una storia da raccontare. Agenda 2009 e Pino Ninfa, In jazz (entrambi Casa dei Libri).
Raffinati pure i due meno conosciuti Giancarlo Fundarò, Nero jazz (Motta) e Pietro Bandini, Parma Jazz Frontiere. The book is on the table (MUP), che pongono le rispettive attenzione sui dettagli dei gesti e sulla documentazione di un festival, entrambi con un tocco decisamente artistico, estetizzante in senso buono Fundarò, mentre Ninfa è più sul sociologico.
A mediare estetica e sociologia i francesi sono maestri, come si può ben vedere dal piccolo ma intenso Hervé Gloaguen, A memoria di jazz (L’Ippocampo), davvero memoria storica di questa musica, così come lo è, per altri versi, il lavoro di AA. VV., Time in Jazz. Il giro del festival in 80 fotografie (Taphros). Di foto di copertine è invece composto Joaqun Paulo, Julius Wiedemann (a cura di), Jazz Covers (Taschen) utile coffee-table-book per collezionisti (e amanti della grafica e delle arti visive) che riporta 650 covers di jazz album tra gli anni Quaranta e Sessanta, con qualche lacuna, ma anche con tantissime rarità, anche perché a prevalere forse non sono i dischi più belli musicalmente, ma le loro confezioni dalle immagini migliori.
Sempre attivo il settore delle biografie, anche se stavolta in modo insolito, a cominciare dal bel fumetto Paolo Parisi, Coltrane (Black Velvet), che potrebbe aprire la strada a giovani autori nostrani. Ma le vere sorprese – a parte la curatissima ristampa di Chet Baker, Come se avessi le ali. Le memorie perdute (Minimum Fax), con addenda in appendice – riguardano le attenzioni finalmente riservate al jazz italiano a cominciare dalle quasi coeve uscite monografiche sul decano dei jazzisti d’avanguardia: Lucrezia De Domizio Durini, Giorgio Gaslini. Lo sciamano del jazz (Silvana) e Davide Ielmini, Giorgio Gaslini. L’uomo, l’interprete, il compositore (Zecchini) approfondiscono l’opera di un musicista comunque già abbastanza studiato rispetto ad altri suoi colleghi, ma che rivela sempre inedite sorprese a livello di interpretazione formale e contenutistica.
Notevole ritengo anche l’antologia dedicata a uno dei primi jazzmen sardi, passato poi alla critica: Cristina Scano Rodriguez, Giuseppe Podda (a cura di), La musica. Alberto Rodriguez. Jazz in Sardegna e nel mondo (Janus). Ed esaustivo pure Valentina Farinaccio, Marco Sutera, Vincenzo Martorella, La Sindrome di Bollani (Vanni), che s’affianca ai due DVD quasi commemorativi usciti nello stesso periodo (Portrait In Blue e Primo Piano) sul pianista/cantante/imitatore tosco-meneghino. Tangenti al jazz, perché dedicati a un arrangiatore di canzoni e a un regista di cinema, Giampiero Boneschi, Fa Sol La Si… Perché (Zedde) e Paolo Ghezzi (a cura di), Pupi Avati. Sotto le stelle di un film (Il Margine), i due testi – un pamphlet il primo, libro-intervista il secondo – illustrano la centralità che il jazz occupa nei pensieri e anche nella pratica dei due personaggi.
In questo raggruppamento posso farci entrare anche un eccelso studio musicologico, che in apparenza segue la recente moda di parlare di un solo disco, ma che al contrario affronta il tema con le dovute garanzie di serietà addirittura scientifica: Enrico Merlin, Veniero Rizzardi, Bitches Brew. Genesi del capolavoro di Miles Davis (Il Saggiatore) è insomma il testo che mostra come anche in Italia ci siano critici degni di questo nome.
Passo ora all’enorme calderone di libri che trattano il jazz solo indirettamente, ma che restano comunque utili per il jazzologo che vuole aprirsi a una più ampia weltanschauung; e trovo subito tre titoli sul blues: il primo Julia Rolf (a cura di), Blues. Una storia completa (Logos) è la classica guida illustrata, che si completa attraverso intriganti correlazioni; il secondo Robert Johnson, I Got The Blues. Testi commentati (Arcana) è chiaramente la raccolta di tutte le liriche composte dal grande cantante/chitarrista (traduzione e testo a fronte) per comprendere l’originalità letteraria anche di versi intrinsecamente legati al discorso musicale; il terzo Mario Maffi, Mississippi. Il Grande Fiume: un viaggio alle radici dell’America (Il Saggiatore) è lo studio di un esimio americanologo che sposta la faccenda su un contesto storico allargato, evidenziando comunque l’importanza delle tradizioni sonore nate in stretto rapporto con la vita fluviale.
Anche il rock degli anni Sessanta e Settanta è relazionabile all’evolversi del rock: e la lettura di almeno tre nuovi volumi – Federico Ferrari, All’ombra di Sgt. Pepper. Storia della musica psichedelica inglese (Coniglio), Al Aprile, Luca Majer, La musica rock-progressiva europea (Calypso) e lo spagnolo Sergio Guillén Barrantes, Andrés Puente Gomez, Radiografia del rock Experimental (Castellarte) – mi serve non solo a ribadire l’ipotesi che senza il jazz non esisterebbe il rock, ma anche a constatare come nel periodo forse più antijazzistico di tutto il Novecento molti gruppi, dal beat al prog, hanno preso a man bassa dal sound dei neri che va dal blues sino alla fusion.
E c’è addirittura chi come Claudio Attimonelli, Techno: ritmi afrofuturisti (Meltemi) rintraccia le radici della musica da ballo (house music) della Detroit anni Ottanta nello swing gitan parigini con un percorso accademico di grande suggestione. Del resto non è il solo: persino Ted Polhemus, Pierfrancesco Pagoda, La rivolta dello stile (Alet) analizzando il cosiddetto look vestimentiario scoprono, le radici nell’abbigliamento afroamericano, tra swing e bebop, dell’immediato dopoguerra.
E ancora il jazz per Dario Salvadori, Rhythm Changes. Scritti di modernariato (Philobiblon) è in fondo la musica, nuova per l’Italia, che tra gli anni Quaranta e Sessanta, fa maturare un gusto innovativo un po’ in tutti i settori dello spettacolo a cominciare dalla stessa canzonetta. Persino l’enologia in Don Pasta, Wine sound system. 30 vini accompagnati da buon cibo e buona musica (Kowalski) diventa materia per accostarsi a un buon disco di jazz (e di rock) nel connubio, ovviamente non comprovato da un effettivo riscontro scientifico, tra un bicchiere di rosso e un assolo di chitarra o di sassofono.
Fra tutte le esperienze contemporanee penso che tra le più vicine al jazz vi siano le nuove musiche ebraiche che appunto attingono tanto dalle tradizioni quanto dalla modernità, come si evince pure dall’esauriente Gabriele Coen, Isotta Toso, Musica errante. Tra folk e jazz: klezmer e canzone yiddish (Nuovi Equilibri). E i carotaggi sulla musica si possono fare anche sul piano regionale, come avviene nell’interessantissimo Claudio Loi, L’isola dei dischi. Viaggio attraverso la produzione discografica in Sardegna (Aipsa), in cui l’autore prende in disamina tutti i generi musicali, facendoci scoprire che, assai più che in altre regioni italiane, esiste una precipua attenzione da parte dei jazzisti locali (e non) per le antichissime tradizioni sarde, che sfociano in una sorta di etno-jazz considerevole.
E ancora dando uno sguardo all’arte colta, viene tradotto celermente un testo destinato forse a diventare un classico nel genere: Alex Ross, Il resto è rumore. Ascoltando il XX secolo (Bompiani): è una storia delle difficoltà nel parlare e nell’ascoltare una musica, come quella dotta novecentesca, ancora invisa al grosso pubblico; ma, in un certo senso, qui il jazz corre in suo aiuto; e le 874 pagine di una lettura intensa diventano rivelatrici di un modo d’essere del nostro Occidente, tra musicologia, storia, politica, filosofia, critica anche del costume sociale.
Infine la letteratura: di romanzi dedicati al jazz, al momento, non ne ho trovati, se non indirettamente con Michael Herr, Mr Winchell. La voce dell’America (Alet) le cui atmosfere evocano lo swing d’anteguerra e con John Harvey, Nick’s Blues (Mattioli 1885), dove riaffiorano nel protagonista i ricordi del padre che era cantante di blues. C’è però Carlo Boccadoro (a cura di), Racconti musicali (Einaudi), dove il celebre musicista antologizza brani letterari soprattutto novecenteschi: solo due attorno al jazz – James Baldwin e Murakami Haruki – meritano l’acquisto del libro.
Ma forse l’opera narrativa con maggiori richiami non è italiana e meriterebbe una traduzione dallo spagnolo: si tratta di Quinito Lopez Mourelle, Pimienta negra (Ézaro), con l’autore critico e pianista, al secondo romanzo, che non a caso ha fatto allegare al cartaceo un cd con le sue improvvisazioni in trio, per una percezione quasi multisensoriale della letteratura stessa, mentre tra le righe del libro si concretizza la figura del mitico Coleman Hawkins.
Nuovi libri 2009
Elenco dei testi citati (in ordine alfabetico per Autore):
AA. VV., Annuario del jazz 2008, Luciano Vanni Editore, Collescipoli, 2009.
AA. VV., Estate del jazz 2008, Luciano Vanni Editore, Collescipoli, 2009.
AA. VV., Time in Jazz. Il giro del festival in 80 fotografie, Taphros, Nuoro 2002.
Al Aprile, Luca Majer, La musica rock-progressiva europea, Calypso, Milano 2009.
Claudio Attimonelli, Techno: ritmi afrofuturisti, Meltemi, Roma 2008.
Chet Baker, Come se avessi le ali. Le memorie perdute, Minimum Fax, Roma 2009.
Pietro Bandini, Parma Jazz Frontiere. The Book is on the table, MUP, Parma2008.
Sergio Guillén Barrantes, Andrés Puente Gomez, Radiografia del rock Experimental, Castellarte, Ãguilas 2008.
Giampiero Boneschi, Fa Sol La Si… Perché, Giancarlo Zedde Editore, Torino 2006.
Carlo Boccadoro (a cura di), Racconti musicali, Einaudi, Torino 2009.
Flavio Caprera, Jazz 101. La storia del jazz in 101 dischi, Mondadori, Milano 2009.
Fabio Ciminiera, Le rotte della musica. I suoni del Mediterraneo, Ianieri Edizioni, Pescara 2009.
Gabriele Coen, Isotta Toso, Musica errante. Tra folk e jazz: klezmer e canzone yiddish, Nuovi Equilibri, Viterbo 2009.
Lucrezia De Domizio Durini, Giorgio Gaslini. Lo sciamano del jazz, Silvana Editoriale, Milano 2008.
Valentina Farinaccio, Marco Sutera, Vincenzo Martorella, La Sindrome di Bollani, Vanni Editore, Collescipoli, 2009.
Federico Ferrari, All’ombra di Sgt. Pepper. Storia della musica psichedelica inglese, Coniglio, Roma 2008.
Giancarlo Fundarò, Nero jazz, Federico Motta Editore, Milano 2009.
Paolo Ghezzi (a cura di, Pupi Avati. Sotto le stelle di un film, Il Margine, Trento 2008.
Hervé Gloaguen, A memoria di jazz, L’Ippocampo, Milano 2009.
John Harvey, Nick’s Blues, Mattioli 1885, Fidenza 2009.
Michael Herr, Mr Winchell. La voce dell’America, Alet Edizioni, Padova 2009.
Davide Ielmini, Giorgio Gaslini. L’uomo, l’interprete, il compositore, Zecchini Editore, Varese 2009.
Robert Johnson, I Got The Blues. Testi commentati, Arcana, Roma 2009.
Claudio Loi, L’isola dei dischi. Viaggio attraverso la produzione discografica in Sardegna, Aipsa Edizioni, Cagliari 2008.
Mario Maffi, Mississippi. Il Grande Fiume: un viaggio alle radici dell’America, Il Saggiatore, Milano 2009.
Enrico Merlin, Veniero Rizzardi, Bitches Brew. Genesi del capolavoro di Miles Davis, Il Saggiatore, Milano 2009.
Guido Michelone, Breve storia della musica jazz, Giancarlo Zedde Editore, Torino 2009.
Michele Minisci, La notte che bruciò il jazz, Società Editrice “Il Ponte Vecchio”, Cesena 2009.
Quinito Lopez Mourelle, Pimienta negra, Ézaro, Santiago de Compostela.
Pino Ninfa, Jazz. Una storia da raccontare. Agenda 2009, Casa dei Libri, Padova 2008.
Pino Ninfa, In jazz, Casa dei Libri, Casa dei Libri, Padova 2009.
Giuppi Paone, I poeti del vocalese, L’Epos, Palermo 2009.
Ted Polhemus, Pierfrancesco Pagoda, La rivolta dello stile, Alet, Padova 2009.
Paolo Parisi, Coltrane, Black Velvet, Bologna 2009.
Don Pasta, Wine sound system. 30 vini accompagnati da buon cibo e buona musica, Kowalski Milano 2009.
Joaqun Paulo, Julius Wiedemann (a cura di), Jazz Covers, Taschen, Köln 2008.
Giorgio Rimondi, Il suono in figure. Pensare con la musica, Scuola di Cultura Contemporanea, Mantova 2009.
Julia Rolf (a cura di), Blues. Una storia completa, Logos, Modena 2009.
Alex Ross, Il resto è rumore. Ascoltando il XX secolo, Bompiani, Milano 2009.
Dario Salvadori, Rhythm Changes. Scritti di modernariato, Philobiblon Edizioni, Ventimiglia, 2009.
Cristina Scano Rodriguez, Giuseppe Podda (a cura di), La musica. Alberto Rodriguez. Jazz in Sardegna e nel mondo, Sardinia Jazz Janus, Cagliari 2007.