Caligola Records – Caligola 2225 – 2017
Dimitri Grechi Espinoza: sax alto
Piero Gesuè: voce
Emanuele Parrini: violino
Beppe Scardino: sax baritone
Pee Wee Durante: organo Hammond, live electronics
Gabrio Baldacci: chitarra elettrica
Andrea Melani: batteria
Simone Padovani: percussioni
Nella vicenda di una formazione di lunga militanza come Dinamitri Jazz Folklore, è del tutto possibile che alcuni dei brani in repertorio possano non essere stati pubblicati su disco. La registrazione del concerto tenuto all’ExWide di Pisa permette di sanare questa lacuna e di catturare l’essenza di un concerto di una band dall’anima articolata e capace di essere radicale in ciascuna delle sue manifestazioni.
L'”anima articolata” è, in realtà, una sintesi estrema dove trovano posto tantissime sfaccettature. In primo luogo, l’Africa. Titoli come Teneré, Blues Africane o African dance di Tony Scott, compositori come Ahmed Ag Kaedi e gruppi come The Daktaris o Tartit danno immediatamente una connotazione importante al disco e riportano una caratteristica profonda del suono del gruppo. Spiritualità e dimensione rituale insieme ad una , attitudine ritmica ancestrale e spesso ostinata rimandano alle matrici africane del jazz e alle diverse riletture che, di quel materiale, hanno dato i jazzisti nel corso del Novecento. Ma è una rilettura che Dimitri Grechi Espinoza e i suoi compagni di viaggio danno a proprio modo: radicale e radicalmente intrecciata alle altre linee che ne attraversano il pensiero musicale. E quindi troviamo il riferimento, forte, alle prime stagioni del jazz e anche a quelle immediatamente precedenti. E, insieme, la passione per il funky e per il groove, l’animo festoso e goliardico del gruppo. E, infine, l’aspetto filosofico, politico e attento alla realtà contemporanea che era emersa ne La società delle Maschere e che attraversava i lavori condivisi con LeRoy Jones e Sadiq Bei. Tutti elementi esplicitati in modo radicale, come si diceva sopra, e tenuti insieme da una chimica genuina, capace di stemperare gli eccessi di ogni processo senza snaturarne la profondità.
Una chimica scaturita dalla lunga vicenda e consolidata di Dinamitri Jazz Folklore. «Questo gruppo esiste da quindici anni e siamo sempre amici…» esclama Dimitri Grechi Espinoza presentando Amitié: la compresenza di anime diverse, il senso di appartenenza, l’eredità di una tradizione di musica sociale, di una musica, cioè, che deve divertire e far pensare, la stratificazione delle diverse personalità e le esperienze che ciascuno porta dall’esterno nel gruppo rendono possibile l’equilibrio tra fattori potenzialmente divergenti. La registrazione riprende in pieno le atmosfere dei concerti della formazione e racconta, almeno in parte, cosa è capace di produrre dal vivo. Certo, poi, andrebbe aggiunto l’aspetto visuale che, contrariamente a quanto accade di norma nel jazz, nel caso specifico è un elemento significativo e spesso affascinante.
La forte propulsione ritmica, la somma di quattro voci e la gestione particolare delle armonie costruite in maniera melodica e non convenzionale da chitarra e tastiere diventano il terreno dove le diverse personalità trovano la collocazione ormai naturale e necessaria. Ogni musicista si fa carico del passo e dell’andamento ritmico del brano, ogni linea melodica viene pensata in funzione delle altre, la combinazione si sviluppa secondo un canovaccio ormai sicuro ma sempre vivace dove si uniscono senso libertario e capacità di improvvisazione, attenzione costante alla presenza e agli sviluppi che portano gli altri interpreti.
E, alla fine, la capacità di piegare il ritmo e l’accento di un brano africano ad un’invocazione del tutto goliardica, sfrontata nella sua naturale e ineluttabile autenticità rende palese il percorso dei brani e la forza espressiva di Dinamitri Jazz Folklore: vitalità e riflessione sono sempre radicalmente connesse, tutte le anime della formazione sono sempre esplicite, presenti e radicali.
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