Pasquale Innarella Quartet – Migrantes

Pasquale Innarella Quartet - Migrantes

AlfaMusic – AFMCD199 – 2017





Pasquale Innarella: sax tenore

Francesco Lo Cascio: vibrafono

Pino Sallusti: contrabbasso

Roberto Altamura: batteria








«Non c’è mare o muro che possa fermare il desiderio di migliorare la propria vita! Questo disco infatti è dedicato a tutti quei popoli che sono emigrati e che continueranno ad emigrare.» Con queste parole, Pasquale Innarella conclude le note di presentazione di Migrantes, un disco solido, aspro, dolente, un lavoro concentrato su una delle questioni più significative e drammatiche del nostro tempo. Un disco politico dove il quartetto mette il proprio suono al servizio di un tema urgente ed estremamente attuale. Il sassofono di Innarella conduce una vera e propria riflessione musicale attraverso le tante sfaccettature dei singoli fatti: nelle frasi suonate dai quattro protagonisti si possono ripercorrere in maniera limpida e immediata i ragionamenti, gli interrogativi, i pensieri che si affacciano alla mente delle persone ogni volta che si confrontano con queste vicende.


La solidità della ritmica, i disegni eterei e lucidi del vibrafono, l’urlo del sassofono rappresentano le domande – angosciose e inevase – e le sensazioni che ognuno vive di riflesso. Passano nelle note anche gli interrogativi più ostici e drammatici. Come fare i conti con l’attitudine di un popolo, come il nostro, che in pochi decenni è passato dalla condizione di emigrante a quella di paese di approdo? Come affrontare l’abitudine che sorge al ripetersi delle notizie? Il discorso fluente del quartetto affronta senza veli di ipocrisia tutti gli aspetti con trasporto e partecipazione, con amarezza e speranza. Le otto tracce del disco hanno una forte impostazione modale: una soluzione che permette al quartetto una “traduzione” immediata delle emozioni provate, una manifestazione forte delle riflessioni e dei pensieri. La lunga militanza artistica comune, la confidenza reciproca e l’interplay costruito negli anni consentono di abbracciare i temi con grande dignità. La forza dell’argomento trattato si corrobora attraverso la sicurezza del quartetto e viceversa. I cinquantacinque minuti del disco si pongono come un flusso compatto di note, coerente con le parole che Innarella affianca al disco. Un lavoro importante e conseguente al precedente Uomini di Terra, dedicato alla figura di Giuseppe Di Vittorio e alle vicende, altrettanto drammatiche, vissute dai contadini del nostro Meridione.


Dal punto di vista strettamente musicale, Migrantes è un disco senza pause, capace di tenere sempre alta l’attenzione. Le particolarità armoniche del vibrafono, la sospensione dei suoni unita alla sapienza di Francesco Lo Cascio, permettono di giocare con le dinamiche, danno modo di convogliare le tensioni tanto nei passaggi più urlati che in quelli più riflessivi. Il lavoro della ritmica stimola e riprende gli spunti presenti nei brani: il fattore importante e imprescindibile dell’interplay diventa determinante nell’accompagnare e nel sostenere i ragionamenti musicali, diventa fondamentale nel trovare le soluzioni per contenere e rilanciare le intenzioni del solista. Innarella, infine, appare ispirato e completamente preso dal discorso: il racconto e la riflessione si trasformano in temi ed assolo intensi e sentiti.


Il quartetto si espone con forza e con grande passione. Migrantes è il risultato di una formazione che si spende senza remore, che si applica in modo completo alla musica proposta, sia nello sviluppo dei temi sia per quanto riguarda le coordinate stilistiche che abbraccia. La sintesi del quartetto si modula tra sguardo alle avanguardie e senso per la melodia, una relazione continua tra espressioni diverse per dare vita ad un discorso complessivo e denso di significati.


Ho conosciuto solo di recente Pino Sallusti ma ci eravamo presi bene: poi nel corso del 2015, ci siamo ritrovati spesso insieme sui palchi e nei festival e, ogni volta, è stata una gioia. Pino è scomparso nei giorni in cui è stato pubblicato il disco. La forza e l’importanza del lavoro si intrecciano con la tristezza per la perdita improvvisa di una persona gentile e solare, la sobria introduzione di contrabbasso con cui si apre Oriental Mood, prima traccia del disco, ci ricorda il suo stile forte e pulsante e offre la possibilità di concentrarsi sin dall’inizio sulle sue note e di entrare nelle atmosfere disegnate dai brani.




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