Sun Trio. Intervista al trio finlandese.

Foto: Fabio Ciminiera






Sun Trio. Intervista al trio finlandese.

Foligno, Young Jazz 2009, 1.6.2009


Kalevi Louhivuori: tromba

Antti Lötjönen: contrabbasso

Olavi Louhivuori: batteria


Jazz Convention: Come è nata l’idea per questo trio?


Kalevi Louhivuori: Tutto è iniziato da un tour che io, alla tromba, e mio fratello Olavi, alla batteria, abbiamo compiuto qualche anno fa in Australia e Asia e in cui, di città in città, si univano a noi dei bassisti locali. Abbiamo, così, scoperto quanto fosse interessante suonare in una formazione in cui non ci fosse né una chitarra nè un piano. Ed è proprio alla fine di questo tour che abbiamo pensato di mettere su un gruppo stabile che avesse queste caratteristiche. Per questo abbiamo scelto quello che per noi è il miglior contrabbassista sulla piazza: Antti Lohtjonen.




JC: Che tipo di dinamiche si creano nel vostro gruppo non suonando con uno strumento armonico come un piano o una chitarra?


KL: E’ una questione di avere più spazio in cui muoversi, più possibilità di scegliere quali armonie costruire, che accordi utilizzare e sentirsi liberi di decidere quando non suonare se lo ritengo necessario; cosa che è più facile da fare in una formazione del genere. Risente molto sulle dinamiche anche il fatto di poter inserire più facilmente i miei fortissimo o pianissimo sulla tromba.


Antti Lötjönen: E’ interessante anche il fatto di poter cambiare sempre le strutture musicali; ad esempio, se decido di suonare una certa nota sul contrabbasso tutta l’armonia prenderà un corso diverso, ci sono più opportunità perché siamo solo io e Kalevi a costruire le armonie, piuttosto che ascoltare, e di conseguenza seguire, quello che fa un pianista.




JC: Quale è la ragione della scelta del nome Sun Trio per il vostro gruppo?


KL: E’ successo mentre ero in un bar con un mio amico e stavamo pensando a quale nome dare a questa nuova formazione che avevo in mente. E mentre pensavo: quale nome posso dare al mio trio, premettendo che “mio” in finlandese si dice “mun”, pronunciato come “moon” in inglese che significa “luna”, il mio amico, additandomi, mi rispose: perché non chiamarlo “sun” trio, che in finlandese significa il “tuo” trio ma che significa anche “sole” in inglese e perciò crea un gioco di parole con il “mun” precedente.




JC: Questo è il tuo primo lavoro importante da leader di una formazione. Quali sono stati i tuoi inizi musicali e le influenze maggiori nella tua formazione artistica che ti hanno portato a questo punto?


KL: Ho iniziato suonando la batteria verso i 9 anni, influenzato dai miei ascolti di musica funk, così misi su il mio primo gruppo. Ricordo di aver avuto una vera passione per il brano “Chameleon” di Herbie Hancock presente nel suo disco con gli Headhunters. Poi sono venuti artisti come Lee Ritenour e Miles Davis. Ma il mio vero modello d’ispirazione musicale è stato, soprattutto, mio fratello maggiore Olavi. Lui è tre anni più grande di me e da ragazzino lo ascoltavo suonare nei suoi gruppi, poi quando sono passato alla tromba all’età di 11 anni sono arrivati Miles Davis, Freddie Hubbard, Woody Shaw e musicisti europei come Kenny Wheeler e Arve Henriksen, che ha avuto una profonda influenza su di me. Anche Dave Douglas, che è stata una scoperta più recente, mi ispira molto.




JC: Molti dei brani presenti su questo Cd hanno una durata estesa dandoti modo di esporre diversi cambi di situazione, ritmo e umore. Quanto è importante il concetto di viaggio musicale nella tua musica?


KL: Penso che sia importante condurre l’ascoltatore verso qualcosa che si può definire un’ esteso percorso musicale, in quanto, più è tale, organizzato e ben esposto più credo possa avvicinarlo maggiormente al tipo di emozioni ed umori che vogliamo condividere con lui.


Olavi Louhivuori: Le composizioni di Kalevi danno quest’idea perché spesso sono formate da diverse sezioni spesso molto diverse e in contrasto tra di loro. Il viaggio è quello che bisogna compiere per spostarsi da una sezione del brano ad un’altra.


AL: Sta a noi creare dei “ponti” tra le diverse sezioni ed è proprio lì che avviene la vera improvvisazione.


OL: Abbiamo un punto di partenza e uno di arrivo e tutto quello che può succedere nel mezzo è…un mistero! (ride)




JC: Quindi qual è il tuo approccio alla scrittura musicale? Procedi scrivendo piccoli tasselli musicali che poi metti insieme o hai già una visione globale del brano che vai a comporre?


KL: Posso avere diversi approcci: a volte parto da una linea di basso che trovo interessante e poi inizio a costruirci qualcosa sopra e ad espanderla, oppure parto da idee melodiche per cui avviene il processo inverso di trovare un’armonia o una linea di basso che possa sostenerla da sotto. Questo processo può avvenire in due minuti se mi sento particolarmente ispirato o prendermi anche mesi quando proprio le idee non vogliono arrivare…




JC: Come siete finiti ad incidere per una etichetta italiana così importante come la CamJazz?


KL: A questo può rispondere meglio mio fratello…


OL: E’ successo mentre suonavo con un altro mio gruppo, gli Oddarrang, ad un festival di Dublino a cui partecipavano anche Giovanni Guidi e Dan Kinzelman. Dopo il concerto ci presentarono ad Ermanno Basso, produttore della CamJazz, che era lì con loro. Ci disse che aveva gradito molto la nostra musica e ci chiese se potevamo essere interessati a registrare per loro. Gli risposi che in quel momento non avevo materiale nuovo per quella formazione ma che avevo appena autoprodotto un lavoro con un nuovo gruppo: il Sun Trio. Così gliel’ho mandato, a lui è piaciuto e ci ha detto: Facciamone un disco!




JC: Cosa potete dirci dell’attuale scena jazzistica finlandese?


AL: Penso che sia un buon momento: ci sono molti gruppi composti da ottimi musicisti in circolazione che contribuiscono a creare una identità sonora nordica molto personale, mentre altri preferiscono suonare più straight e in linea con la tradizione americana. L’unico problema è che in Finlandia c’è carenza di posti in cui suonare questa musica.


OL: La Finlandia è un paese piccolo, composto solo da 5 milioni e mezzo di abitanti, perciò quando hai un progetto musicale nuovo da presentare, finisci presto il giro dei locali in cui suonare e sei costretto a cercare fuori del tuo paese se vuoi continuare a trovare nuovi ingaggi.




JC: Di certo non vi mancano ottimi musicisti, a questo proposito, perciò, volevo chiedervi perché secondo voi importanti etichette come la Ecm tendono a puntare maggiore attenzione, tra i paesi scandinavi, verso artisti provenienti dalla Norvegia piuttosto che da Svezia e Finlandia, tranne piccole eccezioni come Edvard Vesala e Iiro Haarla?


OL: Fondamentalmente credo sia perché il mercato per il Jazz in Norvegia è più grande e, di conseguenza, fanno una scelta commercialmente più saggia puntando su di essa.




JC: Anche se la popolazione norvegese praticamente equivale quella finlandese?


OL: Questo è vero. Ma in Norvegia le cose funzionano diversamente. La gente acquista più musica, artisti norvegesi come Tord Gustavsen o Mathias Eick, entrambi titolari di dischi ECM, arrivano in testa alle classifiche di vendita del loro paese. Capisco il punto di vista della Ecm e quello che posso augurarmi per il prossimo futuro è che i finlandesi possano imparare a investire maggiormente nella musica.




JC: C’è una domanda che ti piacerebbe ti venga posta per darti modo di presentare al meglio la tua musica?


KL: Beh, mi piacerebbe che mi venga chiesto qual è la ragione per cui faccio musica e cosa voglio dire tramite essa.




JC: E quale sarebbe la risposta?


KL: Il mio obbiettivo è di ambire ad offrire alla gente, e a condividere con essa, una esperienza di unità con la vita, di sentire amore dentro di sé affinché si possa prendere coscienza di quanto essa possa essere grande, perché è attraverso le nostre scelte che creiamo il nostro futuro e attraverso quelle passate che abbiamo deciso il nostro presente;in definitiva, che li porti ad una maggiore consapevolezza di sé stessi e delle proprie potenzialità.