Edition Records – EDN 1080 – 2017
Dionne Bennett: voce, testi, arrangiamenti vocali
Dave Stapleton: Fender Rhodes, Moog, pianoforte, arrangiamento archi
Deri Roberts: design sonoro, elettroniche, produzione, pandeiro, percussioni
Elliot Bennett: batteria, tumbadores, bongos, shakers, ribbon crasher, bells
con:
Stuart McCallum: chitarre
Aidan Thorne: basso elettrico, contrabbasso
Ben Waghorn: clarino basso, sassofono
ospiti:
Laura Jurd: tromba
Gareth Roberts: trombone
Simon Kodurand, Christiana Mavron, Katy Rowe, Victoria Stapleton: violino
Ilona Bondar, Niamh Ferris: viola
Sarah Davison, Abigail Blackman: violoncello
archi in Unsetting Sun:
David Brodowski, Catrin Win Morgan: violino
Felix Tanner: viola
Reinoud Ford: violoncello
Piuttosto ristretta la forbice temporale tra le tre uscite discografiche della band, e se l’appena precedente EP, Into the Shadow, configurava un prequel all’analogo, attuale ma alquanto più articolato All Things, quest’ultimo non è meno affollato in termini di line-up: qui si rinuncia ad alcuni talenti strumentali di casa Edition per arruolare presenze di passaporto più british, e tali si confermano nella sostanza energie e sound, a conferma delle soluzioni già praticate dalla giovane e motivata band.
Così anche il nuovo lavoro appare particolarmente tratteggiato dal sound-design di Deri Roberts e la vocalità, non del tutto originale ma certamente di grintosa partecipazione, di Dionne Bennett qui appare investita di un più caricato ruolo di front-woman, spendendosi in soluzioni più complesse con intensità quanto meno carismatica, più partecipe nel corso delle tracks, e che almeno nella conclusiva ed eponima All Things si concede un passaggio strumentalmente più spoglio con spiccato protagonismo di voce e correlati artifici.
Album ben abitato, in termini di sidemen (e sidewomen), con una forte presenza nelle string-sections, forse non determinanti per gli esiti del lavoro, che comunque conferma le cure produttive dei talentuosi britannici, che confermano le sapide miscele dei loro complessi background, certamente non dimentiche delle primigenie energie del rock così come degli incroci tra correnti nord-europee, non lasciandoci invece certissimi circa il loro vantato diritto di cittadinanza (se non di protagonismo) della corrente Power jazz, pur non potendo disconoscerne i tratti forieri dello storico rock-jazz made in Britain nonché la possente, quanto non dominate carica soul erompente dalla dotata vocalist, che fanno dell’ingegno e dell’impegno dei quattro da Cardiff (e non sparuti associati) più che un fortunato compromesso, segnando quanto meno il polso della scena del neo-pop di più ampio respiro e dei suoi più solidi aggiornamenti.
Link correlato: editionrecords.com/artists/slowlyrollingcamera