Tricollectif – TRICOT-2016 – 2017
Roberto Negro: pianoforte
Valentin Ceccaldi: violoncello
Sylvain Darrifourcq: batteria
Roberto Negro è un interessante pianista italiano residente a Parigi, che si segnala per la sua presenza in un numero notevole di situazioni con musicisti francesi e non. Qui lo troviamo in un trio, afferente al Tricollectif, in compagnia di Valentin Ceccaldi al violoncello e di Sylvain Darrifourcq alla batteria. Il disco è una sorta di concept-album e si ispira ad una storia avvenuta nel periodo della resistenza con protagonisti il padre di Roberto Negro e suoi compaesani. La musica del cd è piuttosto articolata con l’aspetto compositivo che prevale, nelle premesse, sull’estemporaneo. O meglio i diversi momenti sono ben sorvegliati dal leader, tanto che le improvvisazioni sembrano dominanti, a prima vista, ma sono, invece, inserite in una mappa progettuale dove le varie fasi sono scandite in un percorso stabilito a grandi linee a priori. Nei trentanove minuti del cd si alternano climi e soluzioni quasi sempre al di fuori della prevedibilità. Il pianoforte, all’inizio, enuncia frammenti sonori insistenti che si ripetono, creando un clima di attesa spasmodico. Subito dopo si aprono spiragli concitati con Negro che pesta sulla tastiera aumentando l’intensità del volume fino a raggiungere il massimo possibile grazie ad un’azione energica e possente sui tasti. In altre tracce i suoni vengono distillati, lasciati fluire, rallentando, come a simulare l’incedere di un carillon pressochè scarico. In un brano, 1944, si riconosce il refrain di My foolish heart, preso nella sua essenza, oltre ogni eventuale concessione al sentimentalismo. Sono parentesi, squarci di calma, contraddetti subito dopo da veloci passaggi sulla tastiera percossa con forza e impeto, per ritornare, poi, a blandirla con tocchi delicati e gentili. Si transita, in uno stesso pezzo, da atmosfere cameristiche, orientate verso il free, a sequenze romantiche languide, decadenti. Ci sono pure una breve introduzione su tempo dispari a richiamare lontanamente il progressive e un accenno swingante altrettanto concentrato. Più spesso il pianoforte espande suoni brulicanti che vanno ad occupare uno spazio consistente, saturato, a sua volta, dall’opera asimmetrica dei partners. Darrifourcq piazza colpi in obliquo, traversalmente, o costruisce un ritmo con una sua logica interna che si interseca alle iniziative degli altri due, posizionate, però, volutamente su direttrici giustapposte. Il violoncello dovrebbe rappresentare l’elemento classico del trio. Non è sempre così. Ceccaldi contribuisce, infatti, a creare una terza voce in dialogo aperto con gli altri strumenti, fungendo da collante fra le iterazioni percussive del piano e i colori (de)strutturanti della batteria. Il terzetto, cioè, si segnala per l’abilità nel far convergere interventi apparentemente divergenti in una tessitura ricca di striature, intricata e affascinante.
Garibaldi Plop, infine, è certamente fra i dischi migliori pubblicati da Roberto Negro fino ad oggi, perché in meno di quaranta minuti riesce a condensare riferimenti alla musica del novecento, al jazz d’avanguardia, alle arie popolari, in un discorso coerente sostenuto da una precisa idea di base.