Edition Records – EDN1085 – 2017
Ivo Neame: pianoforte
Anton Eger: batteria
Jasper Høiby: contrabbasso
Julian Argüelles: arrangiatore, direttore d’orchestra, sassofono in Urban Control
Frankfurt Radio Big Band:
Heinz-Dieter Sauerborn: sax soperano, sax alto, flauto, piccolo
Oliver Leicht: sax alto, clarinetto
Tony Lakatos: sax tenore, flauto
Steffen Weber: sax tenore
Rainer Heute: sax baritono, clarinetto basso
Frank Wellert: tromba, flicorno
Thomas Vogel: tromba, flicorno
Martin Auer: tromba, flicorno
Axel Schlosser: tromba, flicorno
Günter Bollmann: trombone
Peter Feil: trombone
Christian Jaksjø: trombone, tromba basso
Manfred Honetschläger: trombone basso
Martin Scales: chitarra
Nove brani del trio anglo-scandinavo Phronesis arrangiati dal sassofonista Julian Argüelles per la Frankfurt Radio Big Band costituiscono il “programma” di The Behemoth, una sorta di (auto)celebrazione della formazione composta da Ivo Neame, Anton Eger e Jasper Høiby. Il materiale offre il punto di partenza per sviluppare le dieci tracce (ai nove temi va aggiunta l’introduzione a Urban Control) presenti nel disco.
Come sanno i lettori de Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, Behemoth è il gatto del professor Woland, Satana in persona. Prima ancora, il behemoth è una creatura biblica, smisurata per forza e dimensioni. Nel nostro caso, The Behemoth è il titolo scelto per un disco notevole per impatto e energia. La combinazione del trio e della big band, sotto la supervisione attenta e vigile di Julian Argüelles, offre grandi possibilità espressive alla formazione: le linee sonore si stratificano copiose, il tutto viene tenuto sotto controllo da un lavoro sempre meticolosa e puntuale, un equilibrio costruito con l’aggiunta continua di elementi in grado di bilanciarsi gli uni con gli altri. Un crescendo costante che culmina con la conclusione “monumentale” di Happy Notes: The Behemoth è costruito come uno spettacolo di fuochi d’artificio, sempre più intenso fino ad arrivare al gran finale di “luce bianca”, composto da tutti i disegni tracciati e i colori fusi insieme.
Una sfida tra coerenza e apertura, un dialogo tra lo stile del trio e le possibili sfumature offerte dall’orchestre. Come si diceva sopra, le strutture articolate pensate da Argüelles si arricchiscono di voci, dinamiche, contrapposizioni per dare vita ad un discorso consistente e sfarzoso dove trovano ampio spazio le improvvisazioni di tutti i musicisti. Senza perdere il filo logico dei brani, gli arrangiamenti proposti per l’orchestra utilizzano il materiale in maniera, al tempo stesso, strategica e tattica: una visione integrata tra anime diverse, una concezione interattiva, pensata cioè per far dialogare tra loro le varie sezioni e i singoli interpreti presenti nel lavoro. In questo modo, la “versione orchestrale” diventa utile per rivelare ulteriori sfaccettature significative nella musica di Phronesis, non del tutto nuove o estranee ma non così evidenti nella versione in trio.
The Behemoth è un progetto musicale complesso, ambizioso, imponente nella sua realizzazione – e, forse, in questo modo offre anche una spiegazione per la scelta del titolo. Una sfida sfaccettata e ardua risolta grazie ad una gestione capace di non farsi soffocare dall’adesione coerente ai punti di partenza di Phronesis e dell’orchestra, ma di usare di volta in volta quanto ciascuno può afggiongere all’interno del binario tracciato per riuscire a tenere in equilibrio il lavoro in addizione derivato dagli arrangiamenti di Julian Argüelles. Se le premesse sono ambiziose, la musica che esce dal lettore si sviluppa in maniera fluida nel corso di tutto il lavoro tanto da arrivare a costituirew una vera e propira suite che amplia e mette in una nuova luce le composizioni di Neame, Høiby ed Eger.
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