ECM Records – ECM 2519 – 2017
Chris Potter: sax tenore, sax soprano, clarinetto basso
David Virelles: pianoforte, tastiere
Joe Martin: contrabbasso
Marcus Gilmore: batteria, percussioni
Chris Potter è uno dei più tecnici e potenti sassofonisti in circolazione. Oltre alla sua fama di richiestissimo side man, egli è anche un leader dai progetti e dalle idee molto chiare. The Dreamer is the Dream è il suo ultimo lavoro a cui hanno preso parte il talentuoso ed interessante pianista di origini cubane David Virelles, il fido Joe Martin al contrabbasso e Marcus Gilmore alla batteria. Un quartetto che riesce a sfruttare a pieno la creatività di Potter ed a interpretare con vigoria e originalità le composizioni del sassofonista. C’è da aggiungere che Virelles e Gilmore riescono a dare più profondità e imprevedibilità alla musica di Potter. Il disco si apre con un attacco magistrale di sax che ricorda quei tagli improvvisi di sassofonisti come Coltrane e Rollins. Il brano in questione s’intitola Heart In Hand, un ballad di forte suggestione che rievoca frammenti temporali di reminiscenze coltraniane. Potter controlla il tempo con inaudita potenza, sovrastando tecnicamente la rudezza del blues con la pulizia del suono. È in quei passaggi che sostituisce il sentire interiore degli afroamericani, in lui assente, con un’inattaccabile perfezione esecutiva. Llimba è introdotto da un tema africano, colorato e percussivo. In seguito subentra un “risentito” pianoforte dall’accento cubano che va a costruire un ponte tra due continenti sotto il quale si scatena un dialogico e torrenziale suono di sax. La title track comincia con un assolo di clarinetto basso che apre ad un tema dalle ascendenze cinematografiche, una sorta di narrazione poetica a più voci che coinvolge ogni singolo musicista. L’epica onirica The Dreamer Is The Dream cede il passaggio seguente alla poetica della natura. Il soprano di Potter tratteggia lande desolate e paesaggi sognati che si identificano in Memory and Desire. Un mantra di tamburi da vita all’orientaleggiante Yasodhara. Potter si destreggia tra improvvisazione e scambi di battute con Virelles. È un dialogo portato allo “sfinimento” creativo, interrotto da uno splendido solo improvvisato di pianoforte che poggia sulle trovate di Gilmore alla batteria. È il pezzo più interessante e cool dell’intero disco, quello che mette, con successo, a dura prova musicisti e ascoltatori. Dopo tanta febbre creativa ben ci sta un pezzo “morigerato” ed elaborato come Sonic Anomaly. È la giusta chiusura per un ottimo disco.
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