Aruán Ortiz – Cub(an)ism

Aruán Ortiz - Cub(an)ism

Intakt Records – CD 290 – 2017



Aruán Ortiz: pianoforte






Il gioco di parole tra Cuba e Cubismo appare talmente scontato e sulla punta della lingua da risultare invece, nei fatti, pressoché inedito: se ne appropria almeno per diritto di nascita il talentuoso pianista cubano, migrato alla volta degli States, ma che qui sbandiera un passaporto di fattura europea e vidimato tra le frontiere del XX secolo.


Tali suonano l’approccio e lo sviluppo della materia musicale, fortemente impregnato di uno speculativo camerismo entro cui viene immerso lo spirito “totale” di un pianismo colto, trascendente vincoli linguistici e sviluppato senza prolissità ed in apparente concisione di segni.


Adottando appunto il Cubismo quale corrente di «prospettive multiple e simultaneità, nel senso di molteplici visioni di un oggetto – o di una struttura musicale», si abborda di petto ed esplicitamente la materia tra le note rade dell’estesa, quasi eponima Cuban Cubism, traente ispirazione dal suggestivo dipinto The Jungle del pittore surrealista cubano Wilfredo Lam, sequenza macchinosa ma funzionale di passaggi in cui un pervasivo spirito jazz (cui non è estranea un’umoralità monkiana) non-letterale impronta un’interpretazione drammatica di segno e spirito post-moderno.


Più dichiarati tributi alle ancestrali radici ritmiche sono sviluppati nel dinamismo di Monochrome (Yubá), ancor più naturalistico il magmatico senso ritmico dominante in Louverture op. 1 e Sacred Chronology, oceanico l’orizzonte della coscienza (Passages, Density), si rileva quale dominante un’emotività sontuosamente impressionista che impregna anche l’interrogativo proto-jazz dalle nervature vibranti in Intervals, convergendo il tutto sull’epilogo di remoto e raccolto lirismo in Coralaia.


A circa venti anni dalla prima esperienza discografica in solo (Impresión Tropical), il presente album è ispirata sintesi delle correnti che continuano a plasmare l’arte del Nostro: utile e suggestivo complemento al precedente Hidden Voices, di grande temperie ideativa in trio (e che s’invita a recuperare), Cub(an)ism segna l’ulteriore sfrondamento di segno a fronte di una articolazione culturale complessa e ormai cosmopolita, in cui si alternano materiali allocati entro cornici comunque personali: cangiante nei moduli rappresentativi, rigoroso nelle tensioni formali, il lavoro contribuisce ad un ulteriore salto di fisionomia del laborioso pianista, che incarna sulle proprie persona ed arte la continuità rispetto a quanti nel tempo hanno assunto il carico di svolte e incroci linguistici sempre “necessari” ed organici all’evoluzione di una musicalità “naturalmente altra” quale il jazz più autenticamente inteso.



Link correlati:

aruanortiz.bandcamp.com/album/cub-an-ism-24bit-44khz

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