Foto: Fabio Ciminiera
Sketches of Miles @ Umbria Jazz
Perugia, Teatro Morlacchi – 16.7.2017
Alcune delle pagine della storia del jazz sono state talmente importanti da influenzare il linguaggio e rimanere nel vocabolario dei musicisti, degli appassionati e degli organizzatori. Le registrazioni di Sketches of Spain – con l’aggiunta del successivo Flamenco Sketches – e, in particolare, la bellezza del Concierto de Aranjuez hanno fatto sì che la parola Sketches compaia ogniqualvolta si tratti di estrapolare qualcosa da un repertorio. E, tanto per rimanere nel discorso, il concerto ha fatto parte della serie di appuntamenti di mezzanotte di Umbria Jazz, fissati non a caso, ‘Round Midnight…
Suono e consistenza. Le due repliche del concerto tenuto al Teatro Morlacchi hanno esplorato il sodalizio formato da Miles Davis e Gil Evans. Dopo aver riproposto nella scorsa edizione di Umbria Jazz Winter, il materiale presente in Miles Ahead e Porgy and Bess, il direttore statunitense Ryan Trusdell si concentra sulle pagine presenti in Quiet Nights e Sketches of Spain: una esecuzione fedele nei suoni e nello spirito alla matrice originale. I brani dei due dischi si intrecciano tra loro e si aggiungono altri temi “consonanti” con le motivazioni dei due dischi, come Concord del Modern Jazz Quartet nella “rilettura” operata da Gil Evans oppure The Time of the Barracudas confluita nelle successive riedizioni di Quiet Nights. Senza ripercorrere, in definitiva, l’ordine scandito dai due lavori, le visioni orchestrali e orchestrate di Gil Evans vengono riportate alla ribalta di un concerto dal vivo e – fatto pressoché inedito – nella dimensione che normalmente ascoltiamo solamente sul disco. Il lavoro compiuto da Trusdell gioca con il suono e trova un particolare equilibrio per rendere, allo stesso tempo, nitida e morbida la voce dell’orchestra e per convogliare le linee degli ospiti coinvolti. Una dimensione sospesa, capace soprattutto di tenere sempre viva l’energia potenziale e la tensione del concerto. Fino ad arrivare alla conclusione con il Concierto de Aranjuez: l’intensa apertura di Sketches of Spain diventa, gioco forza, il momento più atteso e più “drammatico” del concerto in entrambe le serate.
La necessità di seguire il filo logico tracciato da Gil Evans e la combinazione delle dinamiche, l’equilibrio, cui si accennava sopra, tra forza espressiva e pulizia, rendono necessaria la costituzione di un organico dove al consueto armamentario timbrico della big band di stampo jazzistico si unisca una scelta di colori aggiuntivi provenienti solitamente dal mondo classico come fagotto o arpa. L’importanza del compito e il prestigio del festival hanno portato alla conseguenza, necessaria e concreta, di dar vita alla Umbria Jazz Orchestra, formazione pensata per eseguire materiali già esistenti – come in questo caso – oppure su repertori originali, come ha “promesso” dal palco Enzo Capua, presentando il concerto. Nella versione presentata nel festival estivo, tra le file dell’orchestra trovano posto diversi musicisti già “noti alle cronache” – come, ad esempio, Massimo Morganti, Roberto Rossi, Francesco Lento, Mirko Rubegni o Giacomo Uncini, tra gli altri – e giovani talenti provenienti dall’Orchestra da Camera di Perugia. La sezione ritmica “statunitense” – formata da Lewis Nash alla batteria e Jay Anderson al contrabbasso – porta una ulteriore dote di esperienza, una rinomata aderenza al linguaggio jazzistico. il bagaglio espressivo di una serie infinita di collaborazioni. I due solisti hanno potuto così percorrere con il proprio passo la strada disegnata da Gil Evans e confezionata per l’occasione da Trusdell con grande attenzione alle matrici originali. Il sassofonista Steve Wilson – residente nel corso del festival perugino con il duo formato con Nash – e, soprattutto, Paolo Fresu, nel ruolo ricoperto da Miles Davis nelle registrazioni originali, hanno condotto con gentilezza e puntualità l’orchestra e il pubblico attraverso il mondo sonoro di Evans e Davis. Seguendo la stessa logica proposta da Trusdell per far coesistere precisione e raffinata sinuosità nel suono e nell’andamento complessivo del concerto, i due solisti hanno messo le loro linee al servizio del risultato finale, senza eccedere in personalismi e utilizzando l’esposizione dei temi e gli assolo per dare ulteriore respiro alle interpretazioni dei brani resi immortali dalle incisioni storiche.
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