Mélisse Records – MEL666020 – 2017
Edouard Ferlet: pianoforte
Edouard Ferlet prende le mosse da alcune composizioni di Johann Sebastian Bach per proseguire il suo lavoro intorno alla musica del grande compositore. La visione, allo stesso tempo, aperta e rispettosa del pianista francese gli consente di muoversi in modo efficace all’interno del meccanismo messo in moto: si sgancia e ritorna sulle motivazioni dell’originale, prende spunto per improvvisazioni del tutto autonome e si riposiziona nella scia delle pagine realizzate da Bach, si ispira alle vicende della vita e della vicenda artistica e si misura direttamente con il Concerto no.5 in F minor.
Se l’opera di Bach costituisce un “monumentum aere perennius” – per dirla con le parole di Orazio – e rappresenta una pietra miliare nella storia musicale dell’uomo, l’intenzione di Ferlet è dare vita ad un programma di composizioni originali, più o meno riconducibili alle pagine di Bach, e, quindi, poter improvvisare secondo le dinamiche del piano solo e il linguaggio del jazz. Se lo stesso Bach produceva variazioni sui suoi temi, come è facile immaginare, è diverso il trattamento che può dare oggi il jazzista interpretando la musica al momento: sono passati naturalmente dei secoli dalla scrittura di quelle pagine, si sono superate alcune barriere e stabiliti nuovi canoni, il linguaggio dell’improvvisazione jazzistica ha consolidato alcune maniere di intervenire sulla musica. Si sono inoltre aggiunti ulteriori riferimenti nel background di ciascun musicista. Edouard Ferlet si pone il compito di “tradurre” la musica di Bach in un nuovo punto di partenza per le sue improvvisazioni: un punto di partenza dove si possono accostare gli accenti della musica mediterranea e la versione contemporanea della forma canzone, dove elementi diversi si ritrovano a coesistere in modo funzionale all’utilizzo che ne farà poi il pianista. Le dieci tracce sono proposte con un andamento narrativo molto ben curato: il pianista si muove dalle scoppiettanti frasi di Oves (basato sul Preludio in Sol Diesis Maggiore BWV 884) alle malinconiche note di Miss Magdalena (riferibili al Preludio in Do Maggiore BWV 846) e mantiene sempre il controllo dei vari fattori inseriti nel discorso. Nel racconto articolato da Ferlet è sempre molto facile riconoscere la matrice di partenza: se il pianista indica nel booklet i brani che hanno fornito le ispirazioni, la musica di Bach è talmente presente nel DNA di ciascun ascoltatore da risultare familiare al primo contatto con i vari brani registrati dal pianista. Anche per i pochi che non dovessero conoscere i brani, rimane facile immaginare la “presenza” del compositore. L’atteggiamento di Ferlet funziona proprio in questo senso: rispettoso della grande figura e autonomo nel dare un contributo e un’interpretazione personale, il pianista non scade mai né in una devozione del tutto inutile in un’operazione come questa né, al contrario, nella voglia di strafare o di stravolgere il punto di partenza assunto.
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