ECM Records – ECM 2581 – 2017
Vijay Iyer: pianoforte, Fender Rhodes
Stephan Crump: contrabbasso
Tyshawn Sorey: batteria
Steve Lehman: sax alto
Mark Shim: sax tenore
Graham Haynes: cornetta, flicorno, live electronics
Senza pause né compromessi, Vijay Iyer conduce un’esplorazione eclettica, rivolta a ricucire le trame tessute dal jazz negli ultimi decenni. Per avviarsi in questa impresa esigente e spigolosa, convoca una vera e propria all star: musicisti dotati, da una parte, di un proprio stile riconoscibile e sicuro ma, dall’altra. anche attenti a seguire le direttive del leader e disposti a condividerne lo spirito.
Il risultato è in un disco compatto e sempre in movimento, capace di innestarsi in modo efficace nel percorso seguito finora dal pianista e di aprire nuove strade. Iyer affronta questo mondo sonoro variegato e ricco di contrasti e cerca una prospettiva del tutto personale per proporre il materiale, una prospettiva, allo stesso tempo, coerente e pronta a spiazzare, una visione estetica che fonde le necessità della ricerca all’attenzione e al rispetto per i riferimenti di partenza.
Il Miles elettrico e le derive più groovy, la libertà formale delle avanguardie storiche e le espressioni più radicali del jazz attuale, la forza della composizione e il pensiero dei musicisti più inclini a concepire il jazz come frutto di scrittura: Iyer non tralascia nulla e, ancora, prende in considerazione echi di musica contemporanea e riflessi etnici. “Far from over” si può tradurre letteralmente con “tutt’altro che terminato”: se interpretiamo il titolo del disco in maniera programmatica, la sua intenzione è quella di porre le basi per una strada ancora molto lunga, utile per trovare nuove soluzioni prendendo le mosse dall’interno del jazz. Il rinnovamento propugnato dal pianista scaturisce dal meccanismo messo in atto con costanza per tutto il disco: esplorare fino in fondo le potenzialità di quanto già provato e sentito, senza fermarsi ai luoghi comuni o ristagnare sulle soluzioni già viste, ma spingersi sempre più in profondità nel tentativo di sondare tutte le possibilità presenti nel materiale suonato.
Ovviamente, non ne viene fuori un disco facile. Far From Over è un disco denso, spesso malinconico ed elegiaco, inquieto e nervoso, trascinante e ribollente. La forza del ragionamento di Iyer rende il lavoro magnetico, richiede – pretende, quasi – una serie di ascolti successivi per cogliere nessi e legami, per comprendere come il punto di partenza di un’idea e le sue radici vengano portate verso l’evoluzione voluta dal pianista. Una “pretesa” che si accoglie e si concede alle dieci tracce composte da Iyer per tutta una serie di motivi. La varietà dei materiali e la dedizione dei singoli musicisti, l’apertura verso la dimensione orchestrale del sestetto in alcuni momenti e il senso melodico sempre presente anche se declinato in una maniera del tutto personale e stravolta. Senza troppi giri di parole, passa l’attitudine diretta della formazione e l’abilità del pianista di affrontare, attraverso la sua musica, “la feroce e drammatica precarietà” della nostra epoca e di dare corpo ad una ricerca concreta, sempre lucida ed austera, dove si intrecciano in maniera efficace slancio, intelligenza e rigore.
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