Radar Records – Radar 40008 – 2009
Cristiano Arcelli: sax alto
Fulvio Sigurtà: tromba
Massimo Morganti: trombone, fisarmonica
Rossano Emili: sax baritono, clarinetto basso
Alessandro Bravo: Fender Rhodes
Igor Spallati: contrabbasso
Alessandro Paternesi: batteria
Costruzioni corali, alternanza di atmosfere, temi articolati. Cristiano Arcelli disegna nelle otto tracce un paesaggio sfaccettato e molteplice, per un esperimento che egli stesso svela nelle note di copertina: attraversare la città, cogliere le immagini ei suoni delle strade e degli edifici, guardare i volti degli abitanti, lasciarsi trasportare dalle relazioni che si creano tra persone e luoghi.
Questo il punto di partenza narrativo del sassofonista: lo sviluppo è affidato a una dimensione ampia e aperta, capace di accogliere spunti davvero eterogenei e utilizzarli in maniera sempre efficace. La varietà della strumentazione così come la scelta di ritmi differenti e la disposizione di temi strutturati e articolati, in alcuni casi, in maniera orchestrale, rendono il percorso sempre mutevole, sempre alla ricerca di nuove possibilità espressive.
Il cardine principale del suono del disco è dato dall’incontro del sax alto del leader con il Fender Rhodes di Alessandro Bravo: da una parte costituisce il tratto d’unione tra la ritmica e la batteria dei solisti, la trasmissione, se si vuole, del settetto. A questo si aggiungono quattro solisti di grande spessore, una ritmica affiatata e sempre in grado di seguire le diverse strade scelte da Arcelli nei vari brani e la presenza della fisarmonica, degli effetti e, in qualche maniera, dello stesso Fender, strumenti dai suoni “lunghi”, capaci di speziarsi e di adeguarsi alle varie atmosfere.
Arcelli, infatti, ambienta i brani in situazioni anche molto distanti tra loro: si passa dai ritmi sincopati di Batterie alle derive liriche di Derrick in love, dai colori malinconici di Distanza e cose all’andamento più incalzante di Critical Mass. Una galleria di situazioni diverse tra loro, aperte ad ulteriori varianti all’interno dei brani: questa la fotografia urbana, contemporanea, presa dal sassofonista. La varietà degli argomenti viene ben interpretata dalla concezione orchestrale della formazione e dalle differenti voci dei solisti: l’utilizzo di questi due elementi permette alla scrittura di seguire l’assunto di partenza con relativa facilità e, quindi, di rendere omogenea e coerente la camminata cittadina.
Una visione stratificata e di sintesi del jazz: entrano a far parte del vocabolario di Urban Take suoni e stilemi provenienti da stagioni diverse e vengono combinati in modo vario e privo di concetti predeterminati. Echi classici e lirici sono confrontati con ritmiche estremamente moderne, alcune soluzioni possono rimandare al rock progressive, altre alle ballate della tradizione popolare.
In pratica, il concetto delle relazioni tra persone e luoghi applicato alla musica: una continua e mutua influenza tra gli spunti proposti dalla scrittura e le interpretazioni dei solisti, una continua reazione tra ritmi e atmosfere per dare corpo al paesaggio sempre più frastagliato delle nostre città.