ECM Records – ECM 2533 – 2017
Gary Peacock: contrabbasso
Marc Copland: piano
Joey Baron: batteria
A ottantadue anni, dopo una carriera stupefacente che lo ha designato come uno dei grandi contrabbassisti della storia del jazz, Gary Peacock è ancora in cerca di esperienze musicali, è ancora pronto a estrarre ogni singola goccia di senso poetico dalla pratica dell’improvvisazione.
Il percorso di questo secondo disco con il suo trio (il primo è Now This, del 2015) si snoda lungo undici tracce di varia ispirazione. I brani non sono mai lunghissimi. Il più esteso, Empty Forrest, una meditabonda improvvisazione firmata da tutti e tre i musicisti, supera di poco i sette minuti. Pezzi come Cauldron e In and Out non superano i tre minuti. Tangents appare come una specie di quaderno d’appunti, una raccolta di poesie brevi. Spesso il discorso musicale s’interrompe in maniera inattesa, lasciando l’ascoltatore a fluttuare nel vuoto, come in certa poesia orientale. L’ispirazione è varia: si alternano tanto brani di pura matrice jazzistica quanto altri intrisi di malinconie brumose e “astratte”. Fra i primi ricorderemo ad esempio Talking Blues, firmato da Copland, o Rumbling, scritto dal leader. Fra quelli più lirici, restano impressi il già citato Empty Forest o December Greenwings di Peacock.
Nella quinta traccia – Spartacus (il tema d’amore scritto da Alex North e tratto dalla colonna sonora del film che Stanley Kubrick dedicò alla leggenda del gladiatore – il trio si abbandona, e coinvolge l’ascoltatore, al fascino di una melodia più tradizionale. Nella settima propone invece una rilettura, asciutta e commovente per la sua dimensione evansiana, di Blue in Green.
I pregi del disco sono tanti. Il suono del contrabbasso di Peacock, scabro eppure lirico, è sempre un puro piacere. L’interplay fra i tre protagonisti è basato su un sottile equilibrio di silenzi, di pieni e di vuoti che incanta l’ascoltatore. Tangents restituisce la felicità che Peacock, Copland e Baron hanno provato nell’ascoltarsi e nel reagire alle sollecitazioni reciproche. Non è un risultato da poco.
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