Foto: Fabio Ciminiera
Talos Festival 2017
Ruvo di Puglia – 7/10.9.2017
Il Talos Festival compie venticinque anni e mantiene ben presenti i caratteri fondanti e le motivazioni che da sempre ne caratterizzano la direzione artistica. L’attenzione alle avanguardie storiche e il valore della Banda. Come abbiamo riportato anche nel Diario del Festival, la novità portata quest’anno è stata la collaborazione con la Compagnia Menhir che ha “dialogato” con le coreografie e le azioni sceniche con alcune delle esibizioni in solo previste nel Chiostro dei Domenicani.
Il cartellone internazionale del Talos Festival 2017 ha accostato, come sua tradizione, le esibizioni in solo e in duo con i concerti di ensemble larghi e stratificati. E. più in generale, ha percorso la dicotomia di improvvisazione e scrittura, libertà e arrangiamento, movimento e strutture formali. Un dialogo rivolto a ridefinire i confini e gli spazi di manovra dei vari interpreti. Nel percorso creativo di Pino Minafra, sia negli anni passati che adesso quando viene affiancato da Livio Minafra, c’è sempre stata l’intenzione di costituire organici ampi che potessero unire il suono corposo e l'”architettura” delle varie sezioni alla dimensione collettiva e tendenzialmente libera dell’improvvisazione radicale. L’Italian Instabile Orchestra ne è forse il manifesto più chiaro. Per questa edizione del festival sono stati tre i concerti che si possono ricondurre a questa filosofia: la Notte della Banda, l’incontro del Canzoniere Grecanico Salentino con gli ottoni della Banda del Talos e l’esibizione dell’Orchestra Sinfonica Città Metropolitana di Bari con Luigi Morleo & Maurizio Lampugnani SudJembé, le Faraualla e la presenza come ospite di Ernst Reijseger. Senza togliere alla validità degli altri due concerti, la straordinaria esperienza de La Notte della Banda resterà, a mio avviso, uno dei momenti più importanti della storia recente del Talos e sicuramente la dimostrazione pratica di quanto Pino Minafra ripete da anni, vale a dire la possibilità di dare nuova linfa alla Banda mettendola a disposizione di compositori e suggestioni provenienti dalle varie anime del mondo jazzistico e teatrale. Ne è venuto fuori uno spettacolo pirotecnico e trascinante, vario grazie alle firme dei diversi arrangiatori e compositori e, addirittura, esilarante nel racconto musicale costruito da Peppe Barra insieme a Livio Minafra intorno a una delle favole di Giovan Battista Basile.
La dimensione più raccolta del solo e del duo è l’altra strada perseguita dal Talos. Sul palco centrale il filone è stato aperto dal duo formato da Michel Portal e Vincent Peirani e chiuso da quello formato da Ihab Radwan e Michel Godard: due concerti di altissimo livello, sorprendenti ed emozionanti, più energico e tirato il primo, più lirico e pacato il secondo, ma entrambi in grado di sviluppare in modo completo le premesse dei temi e dare forza ed espressività alle improvvisazioni. Per i concerti in solo sono stati convocati alcuni tra i più riconosciuti rappresentanti delle avanguardie storiche come Evan Parker e John Surman, Ernst Reijseger e i nostri Roberto Ottaviano e Eugenio Colombo, oltre all’esibizione di Dario Cecchini. Dalle bande sonore preparate su cui si esibisce Surman alla dimensione acustica, rigorosa e, per molti aspetti, monastica dell’esibizione di Parker passando per il dialogo di Roberto Ottaviano con i danzatori e il rapporto stretto con la musica contemporanea espresso da Reijseger con il suo violoncello, il risultato è stato, praticamente, un racconto della scena dell’improvvisazione libera condotto da alcuni dei suoi protagonisti principali.
Le prove de La Notte della Banda, la presenza come docenti dei seminari e le esibizioni posizionate su più giorni, hanno fatto in modo che molti dei protagonisti del festival rimanessero per tutta la durata del festival e questo ha contribuito a creare ancor di più il senso di “comunità temporanea” richiamato anche da Monica Filograno, Assessore alla Cultura di Ruvo di Puglia, nel saluto finale durante l’ultima serata. Un sentimento che si è manifestato nella condivisione del palco e nel rapporto con i tanti e preziosi volontari del festival, nel supporto reciproco e nella confidenza cresciuta giorno dopo giorno grazie alle prove e al lavoro di preparazione. Il Talos può sfruttare il segno distintivo di questo valore – un’identità forte, partecipata e solida – per aprirsi maggiormente anche verso i talenti emergenti della scena dell’improvvisazione, più o meno libera, senza perdere nessuno dei suoi principi ispiratori, anzi, trovando nuova linfa e saldando nuovi rapporti.
In chiusura, per sottolineare la capacità di trovare nuove strade del Talos Festival, va ricordato il lavoro compiuto da Giulio De Leo e dalla Compagnia Menhir al fianco del festival. Coreografie e partecipazione, danza come arte e movimento ma anche come momento collettivo e sociale. Un percorso intrecciato alle performance in solo, capace di utilizzare in modo efficace e preciso lo spazio austero, quadrato e magnetico del Chiostro dei Domenicani e, soprattutto, fondamentale nel coinvolgere le persone all’interno dei suoni e delle grammatiche espressive del Talos: i gruppi di bambini, adolescenti e di donne e uomini “con una importante storia alle spalle”, per riprendere la splendida definizione di De Leo, hanno condiviso insieme ai musicisti e allo staff del festival un percorso e si sono misurati e sfidati in un momento nuovo per molti di loro, sono stati capaci di portare le loro emozioni e il loro vissuto all’interno di spettacoli senza troppe sovrastrutture, sempre diretti e toccanti.
I tratti storici del Talos – il rapporto con le avanguardie e la Banda – e quelli più attuali – il dialogo con le altre arti, la presenza di una giovane generazione di volontari e l’utilizzo di molti degli spazi presenti nel centro di Ruvo di Puglia, sin dall’anteprima dedicata alle Bande del territorio – sono il punto di partenza per un futuro possibile di una rassegna capace di rimanere sempre coerente con i suoi presupposti e di provocare incontri musicali ambiziosi.
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