Unit Records – UTR 4721 – 2016
Kiki Manders: voce, pianoforte, Fender Rhodes
Attila Mühl: chitarre
Jonathan Ihlenfeld Cuniado: basso elettrico, ukulele basso
Bodek Janke: batteria, percussioni
Opera prima per la vocalist olandese, che non ha disertato opportuni apprendimenti nella brulicante scena di New York, così come la regolare frequentazione della vulcanica area berlinese, sede peraltro della registrazione, offerente un recital nell’insieme bilanciato, imbastito con competenza e solidità d’attitudine interpretativa.
Sostenuto da una band duttile intorno alle direzioni della vocalità, il sound appare tracciato dalle sortite ondulanti del basso elettrico ma soprattutto dal controcanto e dai fluviali “solo” del chitarrista Attila Mühl, il tutto poggiante su un elastico groove, e la sequenza conferisce adeguata rappresentazione scenica alla formula elettroacustica in accompagnamento al cantato mainstream, cui non mancando fondate ambizioni e nelle cui tessiture non latitano reminiscenze avant-garde, quantunque il discorso d’insieme sia sviluppato in termini stilisticamente temperati; intervallati alle interpretazioni in inglese e francese molti passaggi dell’album, peraltro tutti a firma della stessa Manders, incorporano un insolito valore aggiunto conferito dal dialetto originario (Sud dei Paesi Bassi), i cui tratti consonantici non ne fanno una soluzione improbabile ed aliena, trovandovi anzi un medium d’intima e più personale espressività.
Performer vocale abile a gestire un recital completo e conferire credibilità a stanze intimistiche, è probabilmente nei momenti più brillanti che meglio s’apprezza la personalità di Kiki Manders, figura non velleitaria dell’Euro-jazz, operante un blend di sintesi individuale del grande patrimonio vocale al femminile, autrice di un album dai confini definiti che non ne limitano comunque la credibilità, rivelandosi tutti i partecipanti e i mezzi interpretativi all’altezza dello svolgimento compiuto del programma.
Link correlato: kikimanders.com