Parco della Musica – MPR CD – 2017
Gabriele Mitelli: pocket trumpet, flicorno, prepared trumpet, live electronics, percussioni, voce
Enrico Terragnoli: chitarra, tastiere
Gabrio Baldacci: chitarra baritona
Cristiano Calcagnile: batteria, percussioni, oggetti<
Gabriele Mitelli pubblica il terzo cd a suo nome e si sposta decisamente verso l’elettronica, dopo il primo disco in acustico provvisto da una visione angolosa della materia sonora e un album inciso in duo con Pasquale Mirra, altrettanto poco convenzionale, ma privo di effetti prodotti da supporti tecnologici. Crash, invece, è segnato pesantemente dalle chitarre elettriche e dalla tastiera di Enrico Terragnoli e da quella baritono adeguatamente amplificata e distorta di Gabrio Baldacci. Il leader, da parte sua, contribuisce al noise-sound con i suoi live electronics .
Il cd è composto di tre lunghi brani, a loro volta divisi in un numero equivalente di capitoli. Nel primo, Frequency, la tromba si fa strada oltrepassando muri densi di sostanza cibernetica per suggerire un tema, un motivo da illustrare prima e da espandere circolarmente poi, fino a tirarsi dietro il trio di accompagnatori nella citazione di Lanquidity, opera del più visionario fra i musicisti afro-americani, il cosmico, l’astrale Sun Ra.
Rash parte in stile free-funk con grande dispendio di ritmo e di elettricità. È acida, coriacea e violenta. Lascia poco spazio, cioè, alla melodia. Il finale, a sorpresa, si concretizza nelle riproposta siderale di “A tratti” di Giovanni Lindo Ferretti, cantata da Mitelli in un crescendo dinamico ed emotivo, sottolineato da una batteria che ripete una figura ritmica incessantemente e dalle turbolenze degli altri due strumenti di rinforzo.
Take off racchiude un’aria spagnoleggiante, enunciata da Mitelli, ma devia anche questa ben presto in un rock duro, poco rassicurante . Il cuore della traccia è occupato da un dialogo di chitarre e keyboards con accenti rumoristici, mentre le percussioni, nel contempo, tempestano e colludono in un solo prolungato. Il ritorno in scena della tromba calma un po’ le acque e conduce il gruppo verso una conclusione oscillante e incerta.
Con questo nuovo disco, Gabriele Mitelli apporta una decisa sterzata nella sua musica, omaggiando indirettamente il Davis post-Bitches Brew, quello più contrastante e feroce. I pezzi sono tutti molto lunghi e mantengono generalmente alta la tensione, con qualche momento di stanchezza, però, in pochi e circostanziati punti. Peccati veniali per un artista che si sta, comunque, rivelando una delle voci più interessanti della nouvelle vague jazzistica del nostro paese.
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