La grande musica della PetitOrchestre

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La grande musica della PetitOrchestre

Jazz Convention: Da quanto tempo vi siete formati e come mai avete scelto questo nome?


PetitOrchestre: Con questo nome, la Petitorchestre esiste oramai da dieci anni, l’anno scorso abbiamo festeggiato questo traguardo. Ovviamente sono cambiati alcuni dei componenti in questo periodo. Ci siamo chiamati così, proprio perché all’inizio era una formazione molto piccola ed era il nome della parte strumentale del gruppo. In realtà, ora il gruppo è costituito da quattro musicisti e tre cantanti: inizialmente, i musicisti erano soltanto due. L’idea è venuta a Giuseppe Cesaro, il pianista, che con me è presente nel gruppo sin dall’inizio, perchè dovevamo darci velocemente un nome per un concerto da tenere: i cantanti erano tre, i musicisti solo in due e Giuseppe ha detto «Siamo un’orchestra… piccola piccola!» Gli attuali componenti del gruppo sono: Giuseppe Cesaro, pianista; poi abbiamo il polistrumentista Simone Del Baglivo che suona vari strumenti a corda, chitarre, ukulele, banjo, banjolele e percussioni varie; Max Pierini suona il contrabbasso e Mauro Mengotto la batteria. Alle voci, invece, abbiamo Susa Zamberlan, Sandhya Nagaraja e Monica Dellavedova, trio vocale denominate Les Triplettes. Questo nome prende lo spunto da un trio vocale, formato da vecchie glorie dell’inizio del Novecento, che compariva all’interno di un cartone animato molto famoso, chiamato Appuntamento a Belleville. È un cartone recente, dei primi anni 2000, con molti riferimenti alla musica della “nostra” epoca.



JC: Il vostro repertorio abbraccia il jazz, lo swing, il café chantant, il cabaret…


PO: Nasciamo come gruppo vintage: amiamo spassionatamente le musiche del primo Novecento e quindi tutto quello che caratterizzava quegli anni, suoni e atmosfere che se che oggi appaiono antichi all’epoca erano di una novità sorprendente. Noi vogliamo far rivivere la brillantezza e il senso di scoperta di quel materiale. Se uno pensa a quel periodo, ha di fronte un vastissimo panorama musicale. Noi come trio vocale siamo affascinate dalle evoluzioni polifoniche del Trio Lescano e di altre formazioni che si rifacevano a quanto arrivava in quegli anni dagli Stati Uniti.



JC: Infatti, nel vostro stile canoro si sentono numerose influenze dei gruppi vocali swing statunitensi degli anni Trenta e Quaranta…


PO: Esatto, abbiamo fatto tutto un lavoro di ricerca nei confronti del repertorio di gruppi come le Chordettes o le Andrew Sisters: questi – e, naturalmente, altri gruppi – sono un riferimento fortissimo per noi e c’è tutto un lavoro sull’armonizzazione delle voci che ci piace tantissimo e che, in particolare, è stato sviluppato sia in America che qui in Italia. Nel nostro racconto di quel periodo, poi, rientra quella sorta di pre-globalizzazione che avveniva grazie alla radio e al cinema, alle influenze provenienti dai vari paesi.



JC: C’è una “divisione dei ruoli” all’interno del trio vocale?


PO: Tendenzialmente, ognuna delle cantanti lavora su un range vocale differente: laddove è necessario ci scambiamo le parti, ma rimanendo sempre il più vicino possibile alle attitudini delle nostre voci. Soprattutto vogliamo sottolineare come ci sia uno scambio tra la parte vocale e quella strumentale della formazione, un dialogo e un suggerimento continuo e questo ha aiutato tutti noi a crescere prova dopo prova, concerto dopo concerto.



JC: Durante i concerti, c’è spazio per dei momenti strumentali, affidati solamente ai musicisti del gruppo?


PO: Di recente, abbiamo provato ad inserire anche qualche momento strumentale.



JC: Come nascono gli arrangiamenti dei brani che proponete? Ascoltandovi dal vivo, ho sentito che spesso voi “giocate” con il tempo e con i ritmi dei brani… e mi hanno colpito molto la versione cantata di Caravan – il celebre brano di Juan Tizol, uno dei capisaldi dell’orchestra di Duke Ellington – e Mr. Sandman: come mai avete scelto questi brani?


PO: Il nostro è uno spettacolo anche molto teatrale: i nostri abiti di scena sono ispirati al periodo, cerchiamo di ricreare le atmosfere. Soprattutto, teniamo all’aspetto del racconto, in questo senso siamo “teatrali”. Ogni canzone è uno spunto per raccontare il modo di vivere e gli elementi più importanti e significativi di quegli anni. Mr. Sandman ha sempre avuto un grande successo nel mondo, non siamo certamente gli unici che l’hanno ripresa: racconta la storia di questo spiritello che ci sparge la polverina magica sugli occhi mentre dormiamo per farci fare dei bei sogni. Piace ai bambini e piace anche agli adulti: è una canzone che crea una sorta di momento magico e l’abbiamo inserita verso l’inizio del nostro spettacolo proprio per condurre il pubblico verso una atmosfera da “polvere di stelle”. La sfida è stata quella di cantare il brano in un modo molto “strumentale”, utilizzando le nostre voci come strumento. Caravan rappresenta proprio il nostro gruppo: una carovana di persone diverse per carattere ed esperienze musicali. Anche qui abbiamo usato le voci del coro al posto dei fiati. Facciamo questi arrangiamenti, giochiamo con i ritmi e con i tempi proprio con l’idea di giocare. C’è una grande attenzione filologica alla base ma poi non vogliamo essere “come”, non vogliamo imitare quello che c’è già stato, ma vogliamo interpretarlo con la sensibilità di oggi.



JC: Ponete anche molta attenzione allo swing italiano, al mondo di Kramer, di Natalino Otto, del Quartetto Cetra… Si può leggere come un modo per strizzate l’occhio a un pubblico più maturo, una sorta di “operazione nostalgia”?


PO: È andata così. Abbiamo cercato i pezzi che ci piacevano di più nel repertorio del Trio Lescano. Il nostro spettacolo, all’inizio, si rivolgeva ad un pubblico abbastanza maturo dal momento che è nato insieme alle presentazioni di un libro che si rivolgeva a lettori di una certa età: quindi, in un primo momento, l’elemento nostalgico è stato sicuramente presente. Dopo di che abbiamo scoperto che i giovani adorano queste musiche: abbiamo fatto ballare moltissimi ragazzi e abbiamo divertito un sacco di bambini. L canzoni che eseguiamo sono anche filastrocche, sono anche divertenti, strizzano l’occhio alla tradizione del Bel Canto – e la relativa profondità – ma portano con sé anche una leggerezza irresistibile.



JC: Quali sono le tappe più importanti dei vostri dieci anni?


PO: Sicuramente non riesco a contare gli spettacoli fatti, sono stati veramente tanti. Siamo stati invitati da Raitre per raccontare la storia del nostro gruppo e il servizio è andato in onda due anni fa all’interno della trasmissione “Persone”. È stato il racconto del nostro percorso, ambientato nella città di Corsico che è la città dove siamo nati. Sicuramente, è stato importante l’incontro con Nino Frassica: aveva un visto un nostro video in cui interpretavamo Crapapelada e ci ha invitato nella sua trasmissione “Il Programmone” su Radiodue. Sono state due esperienze piacevoli anche per il fatto che il nostro spirito, il nostro modo di porci è stato capito e raccontato dalle persone che ci hanno voluto avvicinare. E, se vogliamo, la presentazione di Caravan, il cd uscito in occasione del decimo compleanno della band, registrato con gli attuali componenti del gruppo. Abbiamo realizzato il disco con la collaborazione della Vintage Roots Records ma, soprattutto, grazie all’aiuto di un crowdfunding molto partecipato. Un disco nato grazie al supporto dei nostri fans: e nel concerto tenuto qui a Milano, all’Osteria del Treno, abbiamo potuto invitare tutti i sostenitori del progetto, consegnare loro a mano la “ricompensa”, cosa che è sempre più piacevole e permette di instaurare una relazione vera con le persone. È stato un concerto davvero caloroso.



JC: Nel disco avevate avuto anche degli ospiti?


PO: Si, abbiamo avuto anche Giancarlo Mariani alla tromba e Mauro Porro al clarinetto. Sono stati con noi sul palco dell’Osteria del Treno: la loro presenza è stata un ulteriore valore aggiunto a quel concerto.



JC: Quali sono i vostri prossimi progetti?


PO: Stiamo per realizzare un video natalizio. Per la prima volta, eseguiremo un brano di nostra composizione, un inedito. La musica ha il sapore vintage mentre il testo racconta una storia di oggi, con una punta di ironia.



JC: Naturalmente, vi si può raggiungere in rete…


PO: Si, il nostro sito è facile facile – petitorchestre.eu – e i visitatori potranno trovare tutti i link alle nostre pagine sui social network e i video delle trasmissioni registrate in RAI, avranno la possibilità di comprare i dischi e scriverci una mail.



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