Gru Village 2009

Foto: Ferdinando Caretto






Gru Village 2009.

Grugliasco, Gru Village. 8/29.7.2009



Accade che una sera d’inverno qualcuno ti chieda una personale impressione sui concerti jazz estivi che hai seguìto. Così ti cali all’istante in quell’atmosfera per mezzo di un incipit degno di Snoopy e ricordi improvvisamente la miriade di schegge jazzistiche sparse in città, gli input frammentati sulla pagina degli spettacoli: rassegne, poche.


Attendendo la fine di agosto, periodo peculiare per il Festival dei Due Laghi e per MiTo, a Torino le offerte erano fluttuanti e in qualche caso interessanti ma piuttosto frastagliate. Tranne il Festival Mistà, naturalmente, però in altri contesti provinciali (il coraggioso cuneese) oppure i mercoledì jazz del Gru Village di Grugliasco. Non completamente e con angoli ancora da smussare, ma tant’è…


Dicasi “Gru Village” una porzione di spazio color cemento arricchita da una serie di piccole e grandi tensostrutture, da un prefabbricato a guisa di biglietteria e da un buon service atto a fornire palco e strumentazione acustica. Mi rendo conto che l’intento descrittivo non corrisponda a uno stile preciso e abbia in sé una specie di vocazione anonima… ma è esattamente il clima che vorrei riuscire a rendere, perché Le Gru è in fondo il nome del più dedalico centro commerciale in città e l’idea di Village – almeno all’interno di una rassegna di musica jazz – dovrebbe ancora una volta essere supportata da un tantino più di attenzione nei riguardi del pubblico.


Nessuna stroncatura, ça va sans dire, però dall’edizione 2008 (quella per intenderci di Al Jarreau, George Benson, Biréli Lagrène et alia cetera) non è che molta strada sia stata fatta per permettere agli astanti di contestualizzare nomi come Mike Stern – il cui concerto purtroppo è stato penalizzato dal maltempo – oppure capire di più sui meravigliosi musicisti che accompagnavano Tullio De Piscopo e che hanno incantato il pubblico di aficionados del poliedrico artista o financo riuscire, tramite una brevissima biografia, a penetrare completamente ed appropriarsi di ognuno degli stilemi presenti nelle esecuzioni della pianista Eliane Elias…


In una parola, se da una parte il chiasmo della rassegna era costituito da Nick The Nightfly (come sempre smagliante e in compagnia di alcuni musicisti stratosferici) e dai Manhattan Transfert, è comunque significativo che all’interno di quell’intervallo gli organizzatori della manifestazione abbiano scelto di chiamare il quartetto jazz di Tullio, o i Take 6, o Eliane Elias insieme a Marc Johnson e a un paio di musicisti brasiliani di cui non ci si scorderà tanto facilmente: vogliamo dunque per cortesia ricorrere almeno a un ciclostile anni Settanta, un tazebao, un bigliettino della Fortuna a narrarci minimamente di quello che staremo per ascoltare? Lo dico anche a nome delle testate maggiormente blasonate, che nemmeno in questo caso avevano informazioni sufficienti a connotare nel giusto modo le varie serate.


E così pubblico sorpreso, ogni volta, cosa lo dico a fare. Pubblico casuale, e pubblico fortunato. Senza dubbio, attendendo l’Edizione 2010.