CAM Jazz – CAMJ 7918-5 – 2017
Filippo Vignato: trombone
Giovanni Guidi: pianoforte
Mattia Magatelli: contrabbasso
Attila Gyarfas: batteria
Filippo Vignato pubblica il secondo cd a suo nome, dopo Plastic Breath, inciso l’anno scorso con un trio internazionale. Rispetto alla registrazione precedente è confermato l’ungherese Attila Gyarfas alla batteria, in più ci sono Giovanni Guidi al pianoforte e Mattia Magatelli al basso. Questo è, poi, un disco suonato completamente in acustico. Mancano, cioè, gli effetti elettronici che caratterizzavano il primo album. La musica si snoda su undici tracce con un’unità stilistica di fondo, ma con diverse sfaccettature, differenti ispirazioni.
Si comincia con Harvesting minds, sostenuta da una bella melodia e arricchita da una fluente armonizzazione della tastiera. L’ingresso di Vignato si accorda con il clima tranquillo e romantico del pezzo. Non spezza l’incantesimo, insomma..
Day are to short è nervosa e trascinante con una spinta ritmica notevole. Il motivo va e torna, circolarmente, mentre il trio alle spalle incalza senza soste lo strumento a fiato.
Unspoken Memories ci immerge in un’atmosfera ombrosa e sospesa. Procede lenta o a piccoli strappi con il trombone che disegna traiettorie definite su una base vaga, vaporosa.
Just Before Leaving è mossa e piana. Non presenta sottintesi o trabocchetti. Tutti vanno in sintonia seguendo la strada larga e senza curve apprezzabili, segnata dal trombonista.
Home è una ballad calda ed allusiva, eseguita senza la presenza delle percussioni, contraddistinta da un solo delicato e sognante di Giovanni Guidi.
Trains è briosa e vivace, danzante, con un refrain che ossessivamente si ripete su uno sfondo agitato ed eccitante.
Dark Glare è un breve saggio d’avanguardia con il musicista veneziano che va a cercare note sporche, multiple, improvvisando un botta e risposta intricato con sé stesso.
Reflections è un altra parentesi piuttosto libera, pianoless, dove i tre protagonisti dialogano su percorsi distinti ma convergenti e rivelano, implicitamente, un forte senso del blues.
Neverland Last Days è un episodio dove domina un tema malinconico iterativo. I partners, come sempre, appoggiano sapientemente il canto dell’ottone.
In Couples, provvista di un’aria che riecheggia il tango, all’inizio e poi va a finire, in crescendo, su un funky non travolgente, si fa ammirare un intervento entusiasmante del pianoforte di Guidi verso la conclusione.
Si chiude con Trust e qui Vignato sfodera un fraseggio indirizzato verso i limiti del suo strumento, ricordando anche nel timbro Albert Mangelsdorff, per offrire, forse, un ventaglio completo delle sue passioni e delle sue ascendenze.
Harvesting minds rappresenta ancora un passo in avanti per un giovane di qualità indiscutibili, come Vignato, ambito come sideman dal gotha del jazz italiano, che sta dimostrando, però, di possedere talento da band leader e di poter imporre, a buon diritto, le sue fresche e coinvolgenti idee musicali anche in campo internazionale.
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