Nu Bop Records – 2017
Stefano Leonardi: flauto, flauto basso
Stefano Benini – flauto, flauto alto, didjeridoo, koncovka
Michele Gori: flauto, piccolo
Andrea Tarozzi: pianoforte
Nicola Stranieri: batteria
Flu3ibe nel 2014 si esibisce a Sant’Anna Arresi, storico festival sardo dove, negli anni, sono passati i più bei nomi della musica afroamericana d’avanguardia, da Butch Morris a William Parker, da Henry Threadgill a Rob Mazurek.
Da quella rassegna proviene questa incisione live, impostata in parte sulle composizioni del cd precedente, Moirè, risalente al 2011, ma contenente anche altri originals oltre alla ripresa di due pezzi forti del repertorio di Miles Davis e di Herbie Mann.
Il gruppo si pone come una sorta di “flauto summit” italiano e può vantare nelle sue fila la presenza di un caposcuola come Stefano Benini, sulla breccia da diverso tempo, strumentista dotato di indiscutibile perizia, aperto a sempre nuove esperienze. Gli altri due sono i più giovani, preparati ed agguerriti, Michele Gori e Stefano Leonardi, entrambi leader di altri ensemble flauto-centrici. Completano il quintetto il pianista Andrea Tarozzi e il batterista Nicola Stranieri, tutti e due impegnati a procurare ai fiatisti un background decisamente indirizzato verso la fusion, carico di un’energia calda e avvolgente.
La musica del quintetto si srotola, appunto, su una base jazz rock, su cui i tre solisti con i loro attrezzi del mestiere impazzano, mettendo in mostra tutta una serie di tecniche, di accorgimenti, venuti alla luce nel jazz moderno da Roland Kirk in poi. Così si ascoltano sequenze di flauto ipersoffiato, episodi in cui i protagonisti cantano dentro il loro tubo d’argento tenuto in orizzontale, puntate vertiginose su suoni acuti e cadute a picco su note parecchio gravi. Benini, per aggiungere altre preziosità timbriche usa, in particolare in Plastic vortex, il didgeridoo, antico strumento australiano, una sorta di corrispettivo etnico dell’alpen horn. In altri frangenti tira fuori la sua abilità di destreggiarsi pure con la koncovka, altro flauto tradizionale proprio del folklore slovacco.
Fra le sei tracce si segnala in particolare una lunga versione della davisiana Jean Pierre, condotta su un tempo accelerato, dove le voci dei tre sodali si incastrano in botta e risposta vivacissimi, realizzando contrappunti insidiosi, per lanciare, al momento opportuno, assoli individuali ispirati e di notevole impatto. E proprio il lato spettacolare contrassegna questa esibizione, tanto da raccomandare l’ascolto del gruppo principalmente nei loro concerti dal vivo. È questa, infatti, la dimensione più adatta per apprezzare la qualità della “3ibe” e godere di un autentico spettacolo poggiante sul virtuosismo e sulla generosità della front-line flautistica, ben sostenuta, chiaramente, dal lavoro attento e stimolante di pianoforte e batteria.
Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention