Cristina Zavalloni & Hamilton De Holanda

Foto: Andrea Buccella









Cristina Zavalloni & Hamilton De Hollanda

Camerata Sulmonese, Sulmona – 8.12.2009


Cristina Zavalloni: voce

Hamilton De Holanda: mandolino



Due interpreti di grande virtuosismo e, soprattutto, dalla spiccata sensibilità melodica, capaci in ogni momento di mantenere l’equilibrio del brano, qualunque esso sia. Un repertorio formato dai brani delle tradizioni popolari di Italia e Brasile. Un incontro fresco e intrigante.


E’ la stessa cantante a sottolineare, nella presentazione, come sia nato il progetto. «A volte capita: si va ad un concerto di un musicista straordinario che si conosce appena e si esce folgorati, pensando “prima o poi mi piacerebbe suonare con lui”. A volte capita poi che i desideri si avverino.»


Il concerto tenuto da Cristina Zavalloni e Hamilton De Holanda all’interno del cartellone, prevalentemente classico, della Camerata Sulmonese propone al pubblico un incontro recente, pressoché inedito, e anche nel repertorio i due musicisti vanno, in un certo senso, a conoscersi reciprocamente e a presentarsi i rispettivi mondi musicali. L’infinita ricchezza della Musica Popular Brasiliana e delle tantissime tradizioni italiane – regionali, colte, antiche – si confrontano in una interpretazione appassionata e ricca di sfumature. Il concerto si apre con tre brani eseguiti in solo dalla Zavalloni a presentare la tradizione siciliana, sarda e provenzale. Con l’ingresso del mandolinista sul palco, e dopo un suo brano in solo, il repertorio si sposta verso le canzoni di Guinga, Pixinguinha e della MPB. Reginella riporta il duo in Italia, ma tutto il concerto si muove su una linea di confine attraversata in modo abile ed elegante: melodia e virtuosismo, equilibrio e apertura, disponibilità al dialogo.


Il duo dimostra – una volta di più, se ce ne fosse ancora bisogno – come la musica non abbia confini e come ogni espressione musicale sia intimamente vicina alle altre. Questo non vuol dire che assolutamente che tutto si equivalga, che non ci siano differenze, che non si possa parlare apertamente di influenze e riferimenti. La chiave è nella capacità di mettersi a disposizione della musica e dei compagni di palco, nella capacità di lasciarsi assorbire dal repertorio in maniera naturale e senza strappi, sia dove si conosce meglio il terreno che nei passaggi meno consueti.


Cristina Zavalloni e Hamilton de Holanda riescono a proporre una soluzione convincente che sfrutta le rispettive qualità tecniche e le unisce a una precisa volontà di esplorare, con apertura mentale e forza espressiva, il materiale, infinito in pratica, offerto dalle tradizioni, alla ricerca di punti comuni e di interpretazioni convergenti, dove possano entrare i riferimenti propri di ciascuno dei due musicisti, punti di vista forti e piacere della mediazione. Il punto focale del concerto non è sempre nel centro esatto, se si vuole, quanto nella volontà di tendere all’incontro: questo permette ai due di impreziosire con la propria rilettura brani estremamente celebri e suonati in numerosi contesti e li costringe, in altri termini, a lavorare in modo continuo ed efficace per garantire l’equilibrio alla musica.