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Never Defeated: l’incredibile storia di Shunzo Ohno
Recensione in italiano a Dreamer
Recensione in inglese a Dreamer
Un vecchio adagio giapponese recita «nana korobi, ya oki» che, letteralmente, significa «cadere sette volte, alzarsi l’ottava». Un concetto che potremmo tradurre in italiano come «non importa quante volte tu cada, perché sarà la capacità di rialzarti ogni volta a determinare il tuo valore.»
Il trombettista Shunzo Ohno sembra essere la personificazione di questa esortazione a riprendere sempre in mano la propria vita perché essa è spesso determinata dalla nostra forza di volontà, nonostante gli ardui ostacoli che potremmo trovare lungo il suo cammino. Per questo la storia di Ohno è una di quelle che merita di essere raccontate.
L’occasione per parlare di questo musicista è data da un breve documentario intitolato “Never Defeated: The Shunzo Ohno Story” che, dopo aver circolato nei circuiti festivalieri, è ora disponibile online (N.d.R. trovate il documentario al link in basso provvisto di sottotitoli in italiano curati da chi scrive).
Ma andiamo per ordine. Shunzo Ohno nacque nel 1949 in Giappone nella prefettura di Gifu da una modesta famiglia che gestiva un piccolo ristorante dove, già da giovanissimo, Shunzo dava una mano a consegnare i pasti spostandosi in bicicletta. Scoprirà quello che diventerà il suo strumento d’elezione guardando un film giapponese del 1955 intitolato “Toranpetto Shonen” (Il ragazzo con la tromba), ma, date le ristrette condizioni economiche, Shunzo dovette attendere gli anni del liceo per poter iniziare a suonare la tromba ed entrare a far parte della fanfara scolastica. In quel periodo ad accendere il suo interesse per il jazz concorse la visione del film “Glenn Miller Story”(1953), pellicola biografica sul celebre musicista, interpretato da James Stewart, e impreziosito dalla partecipazione straordinaria di Louis Armstrong e Gene Krupa: ovviamente fu il famoso trombettista a colpire maggiormente l’immaginazione del giovane Shunzo. Gli anni seguenti lo videro partecipare alle session nei cabaret e nei night club della zona, dove potè affinare le sue capacità e divenire in poco tempo uno dei migliori trombettisti in circolazione.
Ebbe la fortuna di incontrare il batterista e bandleader Art Blakey durante un suo tour giapponese che più tardi lo volle tra le fila dei suoi leggendari Jazz Messengers. In seguito Blakey lo invitò a trasferirsi a New York, dove il trombettista si stabilì nel 1974 per inseguire il suo sogno di diventare un affermato jazzista. Dopo l’esperienza con i Jazz Messengers di Blakey, Ohno rivolse le proprie energie verso il jazz afro-cubano e partecipò all’incisione “Machito and His Salsa Big Band” con la quale vinse un Grammy nel 1983.
Nel 1988 Ohno fu protagonista di un’altra incisione premiata con il Grammy: “Live at Sweet Basil” con l’orchestra del grande Gil Evans, suo mentore e direttore musicale sin dal 1983, che resterà il principale riferimento musicale per il resto della sua carriera. Raggiunse traguardi ancora più importanti quando fece ritorno in Giappone con la band Super Sounds, un gruppo che comprendeva grandi nomi del jazz come Herbie Hancock, Wayne Shorter e Larry Coryell.
Ohno dovette tornare bruscamente con i piedi a terra quando nel 1988, in seguito ad un brutto incidente automobilistico, riportò ferite serie e permanenti a labbra e denti.
Ohno rifiutò da subito l’opinione dei dottori che sentenziarono l’impossibilità a continuare la sua carriera musicale. Questo comportò un lungo e faticoso periodo di recupero e riabilitazione, nonché la ricerca di un nuovo modo di suonare il suo strumento.
«Una volta che mi furono asportati i punti di sutura al labbro, ripresi a suonare la tromba, ma ovviamente non riuscivo ad emettere alcun suono – raccontò in un’intervista al quotidiano The Japan Times – Continuavo a provarci ancora ed ancora, ma non succedeva niente. A volte pensavo che avrei voluto lasciar perdere, non solo, volevo morire. La vita non mi sembrava più degna di essere vissuta. Dovevo continuare a lottare. Era l’unica cosa che continuavo a pensare.» Attraverso un duro e faticoso lavoro di recupero iniziò a provare diversi accessori e modi diversi per esercitarsi in modo da sviluppare una nuova imboccatura.
Al termine di questo periodo molto difficile, Ohno riuscì a riprendere la sua attività musicale, grazie anche al supporto di Wayne Shorter, e finì per militare nel quintetto di Buster Williams. I problemi per il tenace Ohno, purtroppo, non finirono lì.
Il secondo grave ostacolo alla sua carriera giunse nel 1996. A Ohno fu diagnosticato un cancro di quarto grado alla gola. Fu come una sentenza a morte. I dottori gli dissero che, se anche fosse sopravvissuto, suonare ancora la tromba sarebbe stato fuori discussione. Si sottopose a radicali interventi chirurgici e trattamenti radiologici per i successivi cinque anni, un processo nel quale numerosi muscoli strutturali, inclusi tendini e nervi, furono rimossi da viso, collo e spalle. Con alcun sostegno da parte delle labbra ricominciò la battaglia per tornare a suonare.
«Di sicuro ogni anno che passava riuscivo a vedere dei progressi. È un processo che ti porta a lottare ogni giorno. È come scalare una montagna. Questo è il modo attraverso il quale la gente si fa forza – raccontò sempre al The Japan Times – Tutti attraversano delle difficoltà nella propria vita e sono certo che molti pensano anche di mollare ad un certo punto. Ma seguendo il mio esempio, trovano il coraggio di combattere ancora.»
Ohno ce la fa anche questa volta e riprende la sua carriera. Dal 1998 al 1999 entra a far parte del gruppo di Wayne Shorter, che accompagnerà anche nel suo tour giapponese.
Nel 2013 Ohno sarà anche il primo musicista di jazz a vincere il Premio Speciale dell’International Songwriting Competition per la sua composizione “Musashi”, ispirata alla figura storica del samurai Miyamoto Musashi, ed il primo assegnato ad un musicista di nazionalità giapponese.
Persona molto generosa e sensibile, sin da luglio del 2011 (pochi mesi dopo il tremendo terremoto e il conseguente tsunami che devastarono il Tohoku, la regione nord orientale del Giappone), Ohno tiene almeno un paio di volte all’anno concerti con i quali porta la sua musica in molte delle città colpite da questa immane catastrofe, esibendosi nei rifugi provvisori, che ancora oggi ospitano migliaia di persone sfollate dal terremoto, e nelle scuole per le quali ha creato programmi musicali di collaborazione.
Il trombettista ha anche raccolto fondi attraverso la serie di concerti “Hope and Courage for Japan” in compagnia di musicisti come il bassista John Patitucci e il batterista Clarence Penn.
Oggi Ohno può considerarsi un simbolo di coraggio, per tutti coloro che dalla sua storia trovano ispirazione, e di speranza per i tanti connazionali del Nord Est che grazie ai suoi sforzi possono sognare un futuro migliore attraverso la musica.
Links di riferimento:
Never Defeated: The Shunzo Ohno story (sottotitoli in italiano) https://www.youtube.com/watch?v=lQBLZT-8PTk
Musashi Live https://www.youtube.com/watch?v=WdM-WoJSCOw
shunzoohno.com – sito personale dell’artista
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