Intakt Records – CD 308 – 2018
Xaver Rüegg: contrabbasso
Tapiwa Svosve: sax alto, synth, elettroniche
Vojko Huter: chitarra, synth, elettroniche
Paul Amereller: batteria
Presentati senza reticenza come una delle realtà di maggior emersione nell’odierno jazz elvetico, sui meriti della giovanissima band si può effettivamente concordare già dalle prime battute dell’album, stante la solidità e la caratura di sound, ai cui tratti distintivi senz’altro contribuirà l’eterogeneità di passaporto degli assortiti componenti, cresciuti in diverse zone dell’area di Zurigo, e di questa in particolare il Distretto 5 (da cui la denominazione) sembra esser l’ispirazione di punta, rilevata la sua grande trasformazione da grigia e malfida area industriale a vitale centro d’attività e richiamo socio-culturale.
Sembra insomma di poter ritrovare alcuni tratti fondativi comuni al filone dell’Uomo Schizoide del XXI secolo inaugurato anzitempo dalla più rudimentale e rabbiosa fucina crimsoniana (passando se si volesse anche dei più aspri vagiti dei Soft Machine), di cui tematiche e stilemi sembrerebbero peraltro non disconosciuti, persistendo il cozzare tra forme jazz e inquietudine prog, qui scandite e relativamente aggiornate entro una musicalità interrogativa e d’attitudine scenica.
Ruoli adeguatamente incarnati nel corpo della giovane band, in cui la forza stringata ed efficace della coppia ritmica incarnata da Paul Amereller e Xaver Rüegg condensa un supporto dinamico alle setose quanto incisive corde elettriche di Vojko Huter e alle acide sortite d’ancia di Tapiwa Svosve, ed i quattro non mancano di tratteggiare, nel loro suggestivo sound-design, momenti efficaci quali la pulsatoria ed elettrizzante Maths (di centralità stilistica nell’album insieme alla strutturata Crypto Clone), riuscendo ad allentare le tensioni senza cedere in efficacia espositiva nelle più meditative Decoy o Reminiscence.
Insomma dei pionieri di una certa fusion qui si rilancia lo spirito di denuncia dell’alienazione urbana, cui oggi si sovrappone la tensione inter-etnica, e le funzionali frenesie del quartetto, intervallate a più distaccate plaghe contemplative, se non propongono un antidoto alle contemporanee collisioni urbane, licenziano comunque un’appagante testimonianza tematica, al cui servizio si pone un soundscape livido, segnato da chiaroscuri di frenesia metropolitana, tratteggiati con talento rappresentativo e forti connotazioni propositive.
Link correlato: www.districtfivequartet.com