Foto: la copertina di Hecate’s hound
Dogwood – Hecate’s Hound
nusica.org – 2018
Nico Soffiato: chitarra elettrica
Zach Swanson: contrabbasso
Alessandro Fedrigo – Secondo Solitario
nusica.org – 2018
Alessandro Fedrigo: chitarra basso acustica
Le due ultime produzioni griffate Nusica.org vedono protagonista o co-protagonista la voce del basso. Il primo disco in ordine di uscita è “Hecate’s Hound”, pubblicato sotto il nome Dogwood, un duo formato dal chitarrista italiano Nico Soffiato, da anni residente negli USA, e dal contrabbassista americano Zach Swanson. La musica del cd si caratterizza per i toni pacati e un incedere disteso, pur nella ricerca di sottigliezze armoniche tutt’altro che scontate, fra suggestioni seriali riadattate, sagaci scansioni di una base swing pulsante sottotraccia e accenni ad un camerismo free abbordabile.
Soffiato si esprime con un eloquio sobrio, sfrondato da qualsiasi orpello, svolgendo i temi con il numero di note opportune, senza aggiungerne una di più. Il musicista padovano non usa supporti elettronici, distorsori o loop, poiché predilige il suono pulito della chitarra elettrica. Accanto a lui Swanson risponde al partner intrecciando le elaborazioni chitarristiche con il suo strumento orientato sulle note gravi e rotonde a corredare un fraseggio caldo e avvolgente. “Hecate’s Hound” è, in sintesi, ad ogni modo, un album sulla lunghezza d’onda dell’originale linea estetica della label trevigiana.
In “Secondo solitario”, invece, Alessandro Fedrigo torna a confrontarsi con la sua chitarra basso acustica a sette anni dal primo capitolo, nonché disco d’esordio dell’etichetta. Rispetto al primo “Solitario” non compaiono nelle undici tracce standards del jazz. Nella cover sono citati, per contro, Verne, Murakami e Messiaen come fonti di ispirazione della presente proposta. Il bassista dell’XY Quartet concentra la sua attenzione principalmente sull’aspetto timbrico, arrivando a fregare l’archetto sulle corde della sua chitarra per ottenere sonorità astratte, ad esempio, nel brano intitolato Nel vuoto.
Altrove si gioca su serie dodecafoniche che si aprono a elementi dissonanti o nascondono riff di ascendenza rock. In altri pezzi ancora si lavora su polifonie insistite che vanno a confluire in frasi melodiche in grado, a loro volta, di provocare la ripetizione del motivo in diverse fogge con una sorta di effetto alone. Ogni brano ha, cioè, una fisionomia precisa e rivela la puntigliosa attenzione dell’artista veneto per i dettagli. Fedrigo, infatti, è un abile progettista della sua musica, dove nulla è lasciato al caso e pure le improvvisazioni si snodano piane o accidentate secondo una logica stringente e necessaria.
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