Marco Postacchini Octet – Old stuff, new box

Marco Postacchini Octet - Old stuff, new box

Notami Jazz – 2018





Marco Postacchini: sax tenore, flauto

Davide Ghidoni: tromba (eccetto in Ti sognerò comunque, Da quando e Eterno puzzle)

Samuele Garofoli: tromba in Ti sognerò comunque, Da quando e Eterno puzzle

Massimo Morganti: trombone

Simone La Maida: sax alto, sax soprano, clarinetto

Rossano Emili: sax baritono, clarinetto basso

Emanuele Evangelista: pianoforte

Gabriele Pesaresi: basso acustico

Alessandro Paternesi: batteria

ospiti:


Fabio Zeppetella: chitarra in Old stuff, new box
, Allegro, ReunionNow’s the time to run

Ada Montellanico: voce in Ti sognerò comunque, Da quando






New Bottle, Old Wine è il titolo di un disco pubblicato nel 1958 da Gil Evans alla guida della sua orchestra. Ed era un modo per sottolineare con chiarezza la necessità di rinnovare il jazz, tanto nel repertorio quanto nei linguaggi. In quel caso brani storici come St. Louis Blues o King Porter Stomp venivano reinterpretati dal grande compositore e direttore d’orchestra alla luce di quanto era stato fatto nei primi decenni della storia del jazz e, in special modo, di quanto si stava facendo proprio in quegli anni.


Marco Postacchini propone un’operazione simile nel suo Old Stuff, New Box. Le dieci tracce presenti in questo lavoro corposo e ricco di spunti offrono una panoramica ampia e variegata di possibilità: si passa dal mainstream e dal post bop alle trame più articolate dei due temi composti da Ada Montellanico, si attraversano i territori più elettrici e si intercettano accenti sudamericani fino ad arrivare alla canzone italiana con la rilettura di Di sole e d’azzurro, brano portato al successo da Giorgia. In pratica, si guarda a quanto successo negli ultimi decenni per tracciare la propria visione, si utilizzano le tante esperienze accumulate da Postacchini e dai musicisti coinvolti per risolvere con mano fluida e sempre sicura le situazioni musicali disegnate dalla composizione.


E, naturalmente, si mette al centro di tutto il senso orchestrale dell’ottetto, compagine con cui il sassofonista aveva già realizzato Lazy Sunday qualche anno fa e che permette di giocare con possibilità diverse: le linee si sovrappongono, si rispondono, si rilanciano reciprocamente la palla. E quindi, a seconda dei casi, troviamo i fiati correre con energia, alla maniera delle marching band, e tracciare atmosfere morbide e intime per accarezzare le evoluzioni della voce. In tutto il lavoro poi resta un ulteriore confronto tra passato e presente nel reinterpretate e fare propria la storia delle big band jazzistiche, il lavorìo delle sezioni, la capacità di sostenere e stimolare il solista di turno. D’alt ronde, molti dei componenti dell’ottetto li ritroviamo in altri contesti ampi, prima fra tutte la Colours Jazz Orchestra diretta da Massimo Morganti, e lo stesso Postacchini dimostra una naturale inclinazione nella gestione sfaccettata e stratificata di un ensemble particolare, capace di evocare l’impatto e le dinamiche della big band e di mantenere allo stesso tempo l’agilità del piccolo combo.


L’interazione con gli ospiti si consolida attraverso la presenza di due temi composti da Ada Montellanico – tra cui Da quando, con la musica scritta dalla cantante per un testo di Luigi Tenco, rimasto inedito fino al 2008: il brano era presnete in suono di Donna, album di Ada Montellanico del 2008 – e due di Fabio Zeppetella. In questo modo, gli incastri e le combinazioni tra i vari elementi cresce e permette al leader di avere una ulteriore freccia da giocare nel corso dell tracce.


Una scatola nuova per vecchi attrezzi: Marco Postacchini riesce a togliere la patina polverosa dai suoi “utensili” e a proporre un disco frizzante e estremamente vario. E anche quando emerge un accento vintage oppure la memoria corre al passato e al confronto con le tradizioni del jazz, il passo imposto all’ottetto riesce a dare vitalità e corpo alla musica suonata.



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