Artesuono – art 066 – 2008
Daniele D’Agaro: clarinetto
Mauro “8” Ottolini: trombone, sousaphone, bombardino
Vincenzo “Titti” Castrini: fisarmonica cromatica, pianoforte
Paolo Mappa: percussioni
Valerio Galla: percussioni
Denis Biasion: chitarra classica, oud
Romano Todesco: contrabbasso
Stefano Zavattoni: arrangiamenti, direzione orchestra d’archi
La copertina e il nome di questa fatica di Daniele D’Agaro, Mauro Ottolini e Vincenzo “Titti” Castrini non lascia adito a dubbi sull’atmosfera in cui ci si troverà immersi una volta dato l’avvio al disco. E ancora meno dubbi lascia l’eclettica formazione coinvolta: già solo spulciando i nomi dei musicisti (il disco è a nome di un trio, ma altri musicisti si alternano a dare man forte nel corso dei brani, per quanto il nocciolo duro del disco sia indiscutibilmente composta dallo stesso D’Agaro, da Ottolini e da Castrini) ci si imbatte negli inusistati strumenti di Mauro Ottolini, nella presenza della fisarmonica cromatica e dell’oud. Ecco infatti che già subito, con Fiabe d’Amore, ci troviamo in viaggio su un furgoncino sgangerato per il Centro Italia, al passo di musica popolare “jazzata”. Insomma, a farla da padrona è la componente da concertino d’osteria (sia detto senza la minima punta di scherno), alla ricerca (anche intellettuale, perché no) delle radici musicali, che siano quelle italiane, che siano quelle blues all’afroamericana, o quelle gipsy. Naturalmente, come ben si sa, Gipsy Blue è un brano composto dal sassofonista Tina Brooks: con i suoi sette minuti si pone come il brano più lungo e complesso del disco, in cui emergono tutte le sfaccettature che compongono questo lavoro. Lavoro che, come detto, si inserisce a pieno titolo in quella corrente squisitamente italiana (ma che naturalmente si inserisce in “flussi musicali” più ampi) che va letteralmente a “sterrare” le radici della musica, importandole in una concezione moderna del jazz. Il gusto ci guadagna, sia detto in atmosfera: melodie brillanti, atmosfere caratteristiche, eccellente lavoro dei musicisti la fanno da padrona in Gipsy Blue che vede nella festa paesana scanzonata e un po’ impacciata della conclusiva Adriatic Polka un manifesto di intenti e una divertente conclusione.