Arvemusic – 2018 (digital) – Rune Grammofon – RALP321 – 2018 (vinile)
Arve Henriksen: tromba, sax soprano, pianoforte, effetti, elettroniche
Nils Økland: violino, violino Hardanger, viola d´amore
Gjermund Larsen: violino, violino Hardanger
Mats Eilertsen: contrabbasso
Svante Henryson: violoncello
Audun Kleive: batteria
con
Anna Maria Friman: violino Hardanger (in Street photography)
Uscita in doppia veste per uno dei più nuovi album dello sfaccettato Arve Henriksen: licenziato per etichetta personale il presente lavoro in formato digital-only, lo stesso viene ripubblicato in vinile a distanza di pochi mesi dalla consueta label Rune grammofon, che contemporaneamente ne rilascia ex novo e in doppio formato un’altra novità (l’ambiziosa opera su commissione The Height Of The Reeds, in associazione a Jan Bang, Eivind Aarset e Jez riley French).
Connotato dall’anodino sottotitolo “sintesi di legno, metallo ed elettroniche”, si noterà come l’album, ennesimo lungo una sequenza discografica di cui già si stenta a tener il passo, non manifesta alcun carattere routinier nella successione del Nostro, riguadagnando anzi al suo complessivo bilancio un concreto grado di completezza come Henriksen non concedeva e sanciva probabilmente dal tempo di Places of Worship (del 2014), da cui viene ripreso anche il senso “celebrativo” della performance.
Potremmo evitare il raffronto, magari non corretto, con la compiutezza di recenti lavori quali il cibernetico Chron + Cosmic Creation e l’appena precedente Towards Language, più pallido o comunque non miliare, ma insisteremmo come nelle estensioni dell’articolato Composograph si palesi una “sostanza” musicale più apprezzabile e fondata, che offrono ad Arve e agli sperimentati compagni un laboratorio di conferma delle condivise traiettorie, non mancando di toccare nuove e più fresche soluzioni formali (notevoli appaiono su tutte le asprezze elettroacustiche in Rustication o la forza evocativa della sciamanica, aspra Gathering in Vågå), a tratti indulgendo in frenesie micro-ritmiche, o altre componenti per vari versi inusuali entro la filiera henrikseniana, trovando comunque una dominante nell’interscambio tra “glossae” strumentali e di cifra individuale.
Aprendo nel setoso scenario d’archi de The plume of Ash la forma acquisisce più scolpito assetto jazz, pur nello scarno soundscape, di Sculpture, incorporando luce più tagliente nelle impressionistiche Assemblage e Short stop Skjåk; una litania di taglio orientale pervade la meditativa Illuminated Shadow, preludendo alla materica e umorale Merged Wood ed alla contemplazione più familiare (in termini di sound) ma non meno carica di fascino di Winter scenario, puntando il programma all’epilogo nella rada e concentrata plaga intimistica della sensibile Designer of Dreams.
Si riconfermano i consueti caratteri di libertà dell’impianto e lungimirante coalescenza sonora, ulteriormente segnando quanti passi si siano articolati nel segnare la distanza (ed il moto in parte centrifugo) dalla primaria, e sempre identificabile, scuola hasselliana, investendo in molteplice forma sulle potenzialità dell’assemblea sonora qui alquanto pronta e partecipante nel conferire al nuovo lavoro un convincente carattere d’alternanza formale e, a questo punto della regolare cadenza discografica cui ci ha resi avvezzi, Henriksen segna con la propria audience un appagante, nuovo appuntamento segnato da ariosità, intensità di dialogo e gusto per la Creazione.
Link correlati:
Sito web di Arve Henriksen: www.arvehenriksen.com
Pagina Open Spotify del disco: open.spotify.com/album/6iWVtueoFXKVq0om9PuF6L
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