ECM Records – ECM 2576 – 2018
Thomas Strønen: batteria, percussioni
Ayumi Tanaka: pianoforte
Håkon Aase: violino
Lucy Railton: violoncello
Ole Morten Vågan: contrabbasso
In testa ad una già articolata discografia, Lucus è la nuova edizione del collettivo Time is a Blind Guide, peraltro snellito della doppia parte percussiva aggiunta e provvisto di una nuova identità pianistica, comunque non ripensato per quanto attiene alle sue valenze drammatiche e spettacolari.
Ancora strutturato su un programma di fluttuante interplay con apprezzabile risalto dei ruoli individuali, la ridotta line-up non sembra affatto compromessa nei suggestivi ingredienti formali, tali le tessiture ritmico-micromelodiche del pianoforte, incarnate da Ayumi Tanaka (che avvicenda con pertinenza l’uscente Kit Downes), le mutevoli figurazioni del fremente ensemble d’archi, che con alterna intensità traggono orientamento e strutturazione dall’autorevole ma mai costrittiva regia, incarnata dal drumming scultoreo del titolare Thomas Strønen, a conferma di un’arte percussiva sfaccettata ed abile ad imbastire anche scenografie sonore di taglio assai differente (come testimonierà l’ascolto di un lavoro circa contemporaneo ma di ben differente caratura quale Enter Humcrush, gestito a quattro mani con il carismatico e vissuto partner Ståle Storløkken.
Se entrambe le esperienze s’imbevono d’astrazione, quanto espresso in Lucus è sensibilmente a vantaggio di un più condiviso sentire di poesia e pathos rappresentativo (non a caso la denominazione collettiva è tratta a prestito dalla raccolta “Fugitive Pieces” della poetessa canadese Anne Michaels): imbastite tra forze eoliche e ondosi moti marini, le mutevoli sequenze del presente Lucus non s’astengono dall’inscenare un originale mélange tra una libera dimensione cameristica e una pervasiva corrente di riverberazioni jazz, non improbabilmente avvicinabile ai tratti di una sofisticata ed elegante soundtrack, che nella sua essenza ispirativa non sembra disconoscere (come già variamente espresso dai creativi scandinavi) un misterico misticismo naturale ed una ben articolata spettacolarità teatrale, viventi entro un senso lirico variamente bilanciato (e tatticamente sbilanciato) dalla dominante dimensione d’astrattezza.
Esaltando evolute radici europeiste del camerismo contemporaneo, in Lucus si magnificano un sottile sentire jazz ed eco accademiche ampiamente trascendenti i vincoli di scuola, così l’ensemble rilancia le proprie alterne connotazioni formali e, dismesse da parte di Strønen le più accese pulsioni elettroacustiche, qui sembrano beneficiarne un differente spirito avventuroso e soprattutto la Poesia, entro una collettiva edificazione di bellezza in cui coesistono le valenze dell’effimero e del dramma.
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Teaser del disco: www.youtube.com/watch?v=wMNCZYwCcjU
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