Shhpuma / CleanFeed – SHH030LP – 2017
Ståle Storløkken: Fender Rhodes, synth, elettroniche
Thomas Strønen: batteria, elettroniche
Sonorità sintetica, espressa non certo poco in termini d’artificio, quella dominante in un album dalla line-up iper-concentrata ma rappresentante profonda dimestichezza e funzionale frequentazione, in un nuovo condensato del “core” musicale già espresso dai contitolari entro una raggiera di esperienze comprendenti Food, Elephant9, Supersilent – anche nel senso della partecipazione in termini di editing o produttivi.
Una partnership solida, che ha già attraversato un quindicennio, quella tra il tastierista e producer Ståle Storløkken ed il visionario batterista e regista musicale Thomas Strønen, di cui argomentazioni ed individuale carisma hanno permesso di condividere energie e progettualità entro e a fianco di orbite artistiche tali quelle di Sidsel Endresen o Arve Henriksen, così come Bobo Stenson o Terje Rypdal, e che adesso punta verso una sintesi alquanto idiosincrasica e non del tutto accattivante, quale l’elettroacustica oltranzista espressa in un interscambio vivido (che qui incarna uno spirito musicale ben distante dalle parallele, e poco apparentabili morfologie d’articolata poetica dell’esperienza Time is a Blind Guide di Strønen, o le eterogenee collaborazioni di ben differente segno da parte di Storløkken) .
Entro una dimensione sonora tesa, e non di rado potente ed esplosiva, s’esplicita un calderone di materiali che senza difettare in tratto originale attraversa la sedimentazione di materiali e moduli fondativi per la costituzione dell’ormai oceanico scenario avant-garde.
Lo spregiudicato impeto percussivo di Strønen e le arguzie elettroniche di Storløkken variamente convergono all’edificazione dinamica di tessiture fitte e propulsive e di morfologie livide ed incalzanti, che non disconoscono atipica eleganza e un certo grado di accuratezza formale.
La avant-fusion d’ispirazione fremente e di tratto marcato di Humcrush esita in una sorta di “psichedelia a programma”, e la connotazione cibernetica del progetto non priva questo di ampia visionarietà, non certo in contraddizione con le propensioni dei due: quanto alle complessive congruità e coerenza ne considereremo piuttosto la “coscienza” musicale cangiante ed aperta, non in contrasto appunto rispetto alle “vite” musicali di differente segno, esprimendone dunque l’essenza identitaria e la forte libertà progettuale.
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