Riccardo Tesi e Banditaliana – Argento

Riccardo Tesi e Banditaliana - Argento

Visage Music – 2018





Riccardo Tesi: organetto

Maurizio Geri: chitarra, chitarra battente, saz, voce

Claudio Carboni: sax alto e soprano

Gigi Biolcati: percussioni, GGtarra, chitarrino, voce

ospiti:

Jean Marie Carlotti: voce recitante

Mauro Pagani: bouzouki

Silvano Lobina: basso fretless

Andrea Piccioni: percussioni

Marco Copecchi: basso elettrico

Nicola Vernuccio: contrabbasso

Ettore Bonafé: vibrafono

Paolo Fresu: tromba

Ginevra Di Marco, Lucilla Galeazzi, Elena Ledda, Luisa Cottifogli: voce

Francesco Magnelli: piano elettrico

Andrea Salvadori: tsouras

Kepa Junkera: percussioni







Riccardo Tesi e Banditaliana festeggiano i venticinque anni di attività con un disco, Argento, che riprende le coordinate stilistiche del gruppo e risulta assai indicativo della prosecuzione di un percorso artistico sempre di livello considerevole. Per confezionare un album all’altezza delle aspettative Tesi e soci, inoltre, ospitano musicisti-amici con cui hanno già incrociato la strada in altre occasioni. Così troviamo Jean Marie Carlotti alla voce recitante e Mauro Pagani al bouzouki in Anar Passar, un quartetto di cantanti di grande personalità come Elena Ledda, Ginevra Di Marco, Lucilla Galeazzi e Luisa Cottifogli in Donna Guerriera, la tromba di Paolo Fresu in Polvere di gesso, per citare solo i più noti.


Il repertorio scelto, poi, è in parte a firma dei quattro titolari di Banditaliana, in parte composto da brani tradizionali riadattati o da canzoni affini alla sensibilità, alle idee estetiche del maestro pistoiese.


L’album comincia con Anar Passar che celebra la contaminazione fra il folk occitano e quello appenninico con un ritmo incalzante, la voce graffiata di Jean Marie Carlotti a recitare i versi e quella di Gigi Biolcati ad interpretarla in lingua originale, a determinare la fisionomia ibridata del pezzo.


Ciociaria è solo strumentale. È un saltarello modificato ad arte con cambi di marcia in corso d’opera. È festoso e trascinante, di chiara griffe “Banditaliana”.


Napoli ha un ritornello in dialetto, per il resto è in italiano e sprizza mediterraneità da ogni lato.


Bradipo re custodisce una melodia malinconica molto bella e si illumina nel dialogo fra l’organetto, il sax e il vibrafono di Ettore Bonafè.


Giri ha qualche passaggio che sa di medioriente, fasi spinte su un rock quieto, domestico, e il mantice del bandleader che sparge note e vitalità ad ogni passo.


Con Polvere di gesso inizia il trittico dedicato a Gianmaria Testa. Geri rende benissimo il carattere della composizione con una voce in sintonia con quella dell’autore, calda e presente. L’ingresso della tromba di Fresu, lirica e asciutta allo stesso tempo, poi, fa decollare definitivamente il brano.


Donna Tita è descrittiva e cinematografica, una sorta di colonna sonora immaginaria. È, in verità, una ballata dedicata alla figlia di Tesi, Anita.


In Donna guerriera intervengono le quattro regine del neo-traditional italiano e gareggiano in bravura per dare smalto e brillantezza ad un canto popolare riverniciato a nuovo.


GinaGina, su tempo dispari, oscilla fra nuances balcaniche ed echi folklorici nostrani.


Miniera, già registrata da Gianmaria Testa, è una delle più famose canzoni degli anni trenta, siglata da Bixio e Cherubini. Qui viene prosciugata dall’alone sentimentalista, dalla polvere del tempo e resa come un motivo danzante, adatto ad essere eseguito in una balera o in una piazza.


Voliamo alto con Nordest, impreziosita dalle percussioni del basco Kepa Junkero, dove il folk dell’Italia centrale si trasferisce in Sudamerica con biglietto di andata e ritorno.


Puma contiene, invece, un tema nostalgico, esposto dall’organetto in dialogo stretta con la chitarra e prosegue ariosa grazie al contributo del sax alto, fino ad assumere le sembianze di un tango, tirato avanti con calore e convinzione da tutta la banda sino alla fine della traccia.


Il Bianco di Maurizio Geri, incisa precedentemente in coppia con Gianmaria Testa in “Ancora un ballo”, acquista una dimensione intima e profonda nell’interpretazione del solo autore.


Argento, in conclusione, è un’opera che celebra al meglio la lunga carriera artistica di una formazione portabandiera della musica popolare italiana, aperta, però, sempre a nuove esperienze e a inedite commistioni, oltre gli ipotetici confini del genere.




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