Sofa Music – SOFA569 – 2018
Aviva Endean: clarinetto, clarino basso, clarino contrabbasso, timpani, amplificatore tascabile, umtshingo, voce, fischietti, pedaliera
Al proprio debutto discografico, l’artista stanziale in Australia, autrice-performer ed improvvisatrice con propensione per strumenti d’ebano, già fattiva autrice di peculiari proposte audio-visive, dispensa un programma d’insolita progettualità devoluto all’esplorazione delle potenzialità timbriche della famiglia dei clarinetti in interazione con effettismi prevalentemente acustici; inoltre, almeno in parte s’incorpora il concetto (o supposta dottrina) di “olicipazione” (verosimilmente inedito nell’uso italiano), traente il proprio etimo dall’Olismo applicato alla performance che, secondo gli spunti dell’ideatore, il musicologo Andrew Killicks, considera il musicista una complessa entità fungente insieme da compositore, esecutore e auditore vivente soltanto nell’istantaneità dell’accadimento musicale.
Premesse quanto meno originali, che adeguatamente introducono e s’applicano ad una musicalità sospesa e dai tratti misteriosi, in parte articolata tra iterazioni ipnogene non di rado assurgenti ad un catartico stato di mantra, in parte esplicitata dalle interazioni tra un impiego in apparenza elementare dei clarinetti e differenti risonanze di membrane percosse e vibranti o un ruolo quasi sciamanico del canto e di primitivi strumenti a fiato.
Ne sortisce non soltanto un’esaltazione delle timbriche cavernose (conferenti tratto ancestrale e primigenio all’espressione sonora), lungo un inventivo tour-de-force insolitamente espresso in souplesse, tratto prevalente sulla curiosa macchinosità che potrebbe ingenerarsi da siffatte incidenze sonore.
Tra emissioni minimali, velature ed emissioni più possenti da cui è costantemente disvelata la corporeità lignea e la meccanica mirabile di una famiglia strumentale dalla fisionomia evidentemente non scontata, la dotata e creativa Aviva Endean s’arruola con titolo e merito nel novero di quei grandi esploratori free-style degli oscuri strumenti (tra cui potremmo citare Suzanne Stephens o Xavier Charles) e, crudo così come d’inattesa immediatezza, il suo progetto musical-auditivo cinder: ember: ashes ci dona un’esperienza di libertà per l’orecchio, conducendoci comunque assai lontano in termini di suggestioni d’ascolto, e di partecipazione immaginativa.
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Pagina open spotify di cinder: ember: ashes
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