ECM Records – ECM 2558 – 2018
Marc Sinan: chitarra
Oguz Büyükberber: clarinetto
Chitarrista, compositore ed aggregatore orchestrale, il giovane musicista di ascendenze turco-armene e passaporto germanico Marc Sinan è un esponente della neo-avanguardia post-accademica che con non poca scaltrezza si dichiarava “del tutto estraneo” alla forma jazz, pur avendo già esplicitato un’originale prova associativa con l’ensemble di Julia Hülsmann, licenziando peraltro una forte testimonianza sulle relazioni turco-armene ricorrendo il centenario del Genocidio del popolo caucasico (nell’ambiziosa opera audio-visuale Hasretim).
Del talentuoso partner di natali turchi, apprendiamo del suo entusiastico investimento nei confronti del proprio strumento, coltivato esercitandosi sull’originario retaggio per poi acquisire (anche) una più ortodossa cultura del clarinetto, non mancando di una importante formazione nel colorito campo delle elettroniche.
Duo non certo “last-minute” e ancor meno estemporaneo, spesosi su lavori di Marc Sinan sulla musica ottomana ed uzbeka, ed ulteriori sue produzioni sulla tematica armena (tra cui la pièce teatral-musicale Komitas), ed uso alla stretta simbiosi in fase compositiva, così la rispettiva ricchezza di personalità non difetta nell’intercambio in musica, conferendo vita e vibrazioni ad un incontro in plastica libertà, tratteggiato in certi passaggi da un sentire novecentesco e da una generalista cultura pop nei più solidi aspetti, di cui almeno Sinan non può esimersi dal dichiararsi debitore per formazione, ma la coppia non esita particolarmente tributaria per segni verso il comune retaggio della cultura dei passaggi euro-asiatici, pur non latitando connotazioni di speziato esotismo nel dialogo comune. Il linguaggio duale è di fatto alquanto “concreto”, tra spessi clusters di chitarra che attingono a densa dimensione pianistica e scultorei respiri dello strumento d’ebano, spesso indipendenti nel libero contrappunto (particolarmente nei cinque informali sketches a titolo There); pur non mancando un certo carattere di condiviso divertissement, questo è da intendersi nei suoi aspetti più fattivi, e tematicamente Sinan non si esime da una ripresa oggettuale dei precedenti e complessi lavori multimediali, importando registrazioni di un secolo fa di voci di prigionieri armeni destinati a campi di detenzione (al culmine della pentapartita Upon Nothingness), molto influenzando il mood di una performance e di un ascolto palesemente drammatici e responsabilizzati.
Invitando ad approfondire la conoscenza dei due assortiti e rodati personaggi almeno su rispettivi websites, White esita in un lavoro di peculiare fascino, graziato da una scultorea ripresa sonora che conferisce notevole presenza ad un instrumentarium alquanto essenziale quanto insolito, che con surreale spettralità drammaturgica si rende vettore di importanti implicazioni culturali.
Link correlati:
Sito web di Marc Sinan: www.marcsinan.com
Sito web di Oguz Buyukberber: www.oguzbuyukberber.com
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