Alexander Hawkins – Iron into Wind

Alexander Hawkins - Iron into Wind

Intakt Records – CD 330 – 2019



Alexander Hawkins: pianoforte





Trattiamo di un artista abile a persuadere con poche mosse della propria originale inventiva e del proprio grado di maturità: meno che quarantenne e forte di una già consistente partecipazione e produzione discografica e concertistica, il pianista (nonché organista) da Oxford perviene a nuova esperienza in solo traendo il titolo dal personale apprezzamento, in un’esposizione olandese, di una mostra di sculture metalliche del basco Eduardo Chillida (definito dal giornalista uruguaiano Eduardo Gaelano “l’uomo che ha convertito il ferro in vento”).


Stilisticamente aperto come sideman, e vantante almeno nell’ambito free collaborazioni con Evan Parker, Nicole Mitchell o Taylor Ho Bynum, non è certo priva di carattere la personale produzione, segnatamente nel notevole quartetto co-condotto insieme alla vocalist avant-garde Elaine Mitchener o nel trio elettroacustico Decoy (in associazione al batterista Steve Noble ed al bassista John Edwards) a testimonianza della naturale curiosità e del discendente eclettismo di scelte e progettualità; articolate peraltro le dichiarate influenze, dalla grande discorsività di un Art Tatum alla cultura eversiva di Thelonious Monk o Cecil Taylor, conferendo tributo anche alla misconosciuta originalità di outsiders quali Elmo Hope, ma concordiamo nel rilevare importanti analogie con la forma spregiudicata ed il lirismo obliquo della più matura consorella Marilyn Crispell, quantunque il Nostro non abdichi nella sostanza al proprio profilo da autodidatta e, confermiamo, abbia sancito di non mancare di forza persuasiva quanto alla propria identità in arte. Peraltro, in termini ispirativi riferendosi al lavoro in oggetto, vengono chiamate in causa altre due grandi figure, tra cui il grande maestro di tastiera Mal Waldron (per la distintiva dimensione solistica) e l’inatteso compositore cèco Leos Janácek (particolarmente per il costruttivo uso della ripetizione).


Opportunamente mutevole e differenziato, dall’incipit segnato da chiaroscurale intimismo di Song all the way il programma procede con le forze da nebulosa in espansione in Pleasant Constellation, non lesinando in destabilizzante mistero in Gossamer like a Ghost Tree, o in passaggi intricati e labirintici quali Wander/Wonder, incorporando vigorose energie nelle tese Strange Courage e We all bleed, segnando complessivamente un’importante esperienza dell’ascolto.


Ma non soltanto in base alle premesse rileviamo l’impressione che, pur abitato e connotato da un insieme composito di palettes umorali e rappresentative, Iron into Wind non renda che in parte il talento e le attitudini espressive di Hawkins, identificabile come un’ulteriormente promettente personalità che attendiamo a nuovi saggi di abilità e stile.




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Sito web di Alexander Hawkins: alexanderhawkinsmusic.com




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