Foto: la copertina del libro
Gerlando Gatto. L’altra metà del jazz
Euritmica / Kappa Vu – 2018
Nel precedente “Gente di Jazz”, Gerlando Gatto aveva commesso un errore: non aveva inserito, infatti, nessuna intervista realizzata alle donne del jazz. Alla luce del materiale vasto e prodotto nel corso degli anni, l’errore si rivela non solo non voluto, come confessa lo stesso autore nella nota finale del libro, ma soprattutto in grado di produrre una galleria di ritratti varia e capace di disegnare un panorama ampio e fedele dello stato dell’arte del “Suono di donna” – per riprendere, come fa Claudia Fayenz nella prefazione, il titolo di un disco di Ada Montellanico.
Le trenta interviste presenti nel testo presentano artiste provenienti da scene e contesti diversi, raccontano esperienze e sottolineano le tante maniere in cui il mondo (del jazz ma non solo…) rivela la sua deriva maschilista. Soprattutto, come nel precedente, Gerlando Gatto però in ogni intervista cerca di far emergere in superficie la persona che sta dietro l’artista e offre così al lettore tutta una serie di letture possibili: i fili intrecciati dalle domande proposte e dai temi affrontati possono restituire, a seconda degli interessi e delle intenzioni di ciascuno, un quadro sociale o artistico o “esistenziale” del libro. La lunghezza delle interviste permette, in pratica, di approfondire gli argomenti, di sviscerare i singoli punti senza vincoli o costrizioni. La scelta di presentare le interviste in ordine alfabetico abbrevia certe distanze tra questioni trattate, evita all’autore di indirizzare e influenzare la disposizione del lettore e, anzi, conduce quest’ultimo in una sorta di ipotetico metatesto, lo “costringe”, se si vuole, a costruirsi un proprio percorso all’interno del volume.
Musica e jazz, quindi, ma anche storie personali, relazione con la società e con la critica e modi di affrontare il mercato discografico e con le tematiche di genere. E, ancora, situazioni italiane e internazionali.
La chiave confidenziale e rispettosa, allo stesso tempo, proposta nelle interviste, riesce a dare corpo in maniera naturale all’intenzione di Gerlando Gatto: il quadro complessivo prende quindi profondità, trova il modo di far risaltare i vari caratteri e offre una visione dei vari problemi affrontati dalle donne del jazz. Un panorama composto – potrebbe sembrare ovvio, ma forse è meglio sottolinearlo – da strumentiste impegnati con tanti strumenti diversi e, tra questi, anche la voce: se le cantanti costituiscono una buona metà delle jazziste coinvolte, la voce non è più l’unico spazio offerto alle donne in musica e questo aspetto diventerà sempre meno “coercitivo” con l’arrivo delle nuove generazioni di musiciste.
“L’altra metà del jazz” completa il ragionamento avviato nel primo libro. Se i due volumi sono senz’altro complementari, la “dimenticanza” in cui è incorso l’autore, gli permette di spostare in questa nuova pubblicazione l’obiettivo sull’universo del jazz al femminile e di mettere a fuoco così i vari argomenti – sia quelli specifici di genere che quelli più generali – con partecipe attenzione.
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