3Quietmen & Stefano Battaglia – Bartokosmos

3Quietmen & Stefano Battaglia - Bartokosmos

Auand Records – AU9018 – 2009




Ramon Moro: tromba, flicorno, effetti

Stefano Battaglia: pianoforte

Federico Marchesano: contrabbasso, basso elettrico, effetti

Dario Bruna: batteria






Bartokosmos mette a confronto modi e intenzioni sonore diverse, senza la ricerca di una sintesi intermedia o di compromesso, anzi facendo leva sulle varie peculiarità e caratteristiche dei tanti elementi che lo compongono. Questo atteggiamento rende il disco certo non facile né immediato, ma permette ai quattro musicisti di mantenere alta l’energia e l’elettricità in ogni passaggio del disco.


Le dieci tracce prendono ispirazione da altrettanti brani tratti dai Mikrokosmos di Bartok: con il che si spiega il titolo del lavoro. Bartok compose le 153 pieces pensandole come una enciclopedia didattica per pianoforte: differenti per stile e ordinati per difficoltà crescente in modo da comporre un vero e proprio mondo sonoro, riflettono la scrittura e l’opera di un autore attento alla modernità e alle influenze delle musiche popolari.


La formazione allo stesso modo si compone di un pianista, come Stefano Battaglia, attento da sempre all’introspezione, alla melodia espressiva e profonda e di un trio di musicisti, i 3Quietmen, dall’energia anche volutamente esibita – come nel titolo del precedente trump’n’drum’n’bass o in certe soluzioni ritmiche. Questa presentazione, anche semplicistica, anche estremamente veloce, si può sviluppare con l’accostamento della sobrietà acustica del pianoforte e la tagliente presenza di inserti elettronici, effetti, suoni trattati. E ancora con la giustapposizione di approcci ritmici e melodie dilatate, di riflessione e veemenza.


Ovviamente i quattro musicisti suonano insieme: costruiscono il percorso sfruttando la complessità dei tanti elementi, utilizzando differenze e stimoli per creare di volta in volta nuove possibilità espressive. Danze popolari, intuizioni moderne, interventi rumoristici, elementi classici, spunti provenienti dalla scrittura di Bartok e dall’idea, molteplice e frastagliata, dei Mikrokosmos si combinano in maniera continua con le direttrici estetiche delle due componenti della formazione. Dialogue, brano centrale nella scaletta del disco, ne diventa in qualche modo anche una sorta di manifesto: il tema viene prima esposto dal trio, su una ritmica serrata e condito da feedback e distorsioni, dopo di che diventa il nucleo narrativo di una lirica escursione in piano solo di Battaglia, per concludersi di nuovo con il trio che riprende il testimone dalle note del pianoforte.


Altrettanto centrale, nella scaletta e nel ragionamento di Bartokosmos è la seguente Alateves dove il quartetto dispone tutti i propri elementi intorno a una melodia essenziale e ripetuta dai vari strumenti, caricando di tensioni e intenzioni lo sviluppo del tema. Ma, ancora, il quartetto utilizza el proprio disegno sonoro gli unisono ta tomba e pianoforte, riferimenti ritmici al rock e al drum’n’bass, la dimensione libera e orizzontale di alcuni passaggi.


Nel discorso sonoro c’è spazio anche per l’improvvisazione dei solisti e gli assolo, utilizzati secondo strutture ritmiche e tematiche del tutto peculiari. Dalla sovrapposizione e dal dialogo delle linee solistiche in Pentatonic Melody, dove tromba e pianoforte improvvisano sulla base ostinata proposta dalla ritmica, alle espressioni più energetiche affidata a tromba e contrabbasso distorto, dall’apertura post-industriale di Buzzing, guidata dalle percussioni e dagli oggetti utilizzati da Dario Bruna e dai suoni campionati, ad alcune improvvisazioni liquide e informali del pianoforte: i quattro musicisti attingono in maniera camaleontica lo stimolo per le improvvisazioni dal fondale proposto dai vari brani.


Operazione non semplice da assimilare, come si diceva in apertura, Bartokosmos si presenta senz’altro come esperimento interessante e lucido: il quartetto mantiene sempre, anche nei passaggi meno fluidi e più ostici, la propria spinta propulsiva e la capacità di risolvere in maniera ragionevole le asperità provocate nel percorso intrapreso.