Milano Jazz Graffiti con il trio di Nicola Angelucci

Foto: Archivio Fabio Ciminiera










Milano Jazz Graffiti con il trio di Nicola Angelucci

Milano, Salone degli Affreschi della Società Umanitaria – 9.2.2019

Nicola Angelucci: batteria

Andrea Dulbecco: vibrafono

Paolo Recchia: sax alto

Maurizio Franco: conduttore

Una settimana prima dell’evento, Gianni Bombaci dell’Associazione Secondo Maggio era riuscito ad avvisare tutti i soci: il concerto si sarebbe tenuto nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria di Milano. E, quindi alle 17.30, come da programma, il pubblico aveva già preso posto in platea: a Maurizio Franco non restava altro che presentare lo spettacolo “Jazz a Milano. Dal dopoguerra agli anni ’60”.


Il racconto del jazz a Milano è stato suddiviso in tre parti: la prima, intitolata “Gli Americani”, con brani di Piero Umiliani, Oscar Valdambrini ed Eraldo Volonté; la seconda, chiamata “Teatro Musicale e Canzone Italiana”, con composizioni di Gorni Kramer, Franco Cerri e Bruno De Filippi; la terza ed ultima parte, “Il Jazz in Europa”, dedicata a brani di Giorgio Gaslini, Enrico Intra e Franco d’Andrea composti negli anni Cinquanta e Sessanta.


I tre segmenti – diversi per epoche temporali e stile musicale – sono stati presentati dall’eloquenza elegante di Maurizio Franco: preciso e raffinato come ormai piacevole consuetudine. La prima parte si concentra su quei musicisti che hanno preso come riferimento il jazz della West Coast e hanno mantenuto una vena blues nella loro musica, ritmi swinganti e morbidi ad accompagnare linee melodiche delicate. Lo swing delle origini e il mainstream sono stati gli argomenti citati nella seconda parte e, infine, il jazz più “avanguardista” e informale è stato il filo conduttore della terza parte del programma.


Ascoltare il trio di Nicola Angelucci è come aprire un carillon: la musica si diffonde lieve nell’aria e commuove l’ascoltatore. Il trio guidato dal batterista Nicola Angelucci – con Andrea Dulbecco al vibrafono e Paolo Recchia al sax alto – ha eseguito i brani con molto rispetto per gli autori, tra i mostri sacri del jazz italiano: una rilettura di stampo filologico con un’ottima prestazione da parte del batterista e leader che ha saputo coordinare il lavoro d’assieme. Angelucci si è ritagliato di tanto in tanto degli spazi personali e ha messo in luce tanto un sapiente utilizzo delle spazzole e del rullante in Gassman Blues – il brano di Piero Umiliani presente nella colonna sonore de “I soliti ignoti” – quanto la sua capacità esplosiva in Donna di Gorni Kramer e nel blues firmato da Franco Cerri. Andrea Dulbecco si è messo in evidenza nell’assolo eseguito in Notturno di Giorgio Gaslini, brano tratto dalla colonna sonora del film “La Notte” di Michelangelo Antonioni. In generale, durante il concerto, le sue improvvisazioni sono state misurate, essenziali e ricche di pathos e sono state caratterizzate da linee melodiche dall’accento nostalgico. Il sax alto di Paolo Recchia con una sonorità vicina a quella dei grandi maestri classici – tornano in mente le evoluzioni di Stan Getz o Art Pepper – ha dato il meglio di sé un po’ in tutti i pezzi e soprattutto ha trascinato il pubblico nella versione “rockeggiante” di Tintarella di Luna di Bruno De Filippi. Per l’occasione, Enrico Intra ha riarrangiato il suo brano “La Strada del Petrolio”, brano presentato per la prima volta al festival jazz di Sanremo alla metà degli anni Cinquanta: già allora . Vanno ricordati anche altri temi eseguiti durante il concerto, come Lo Struzzo Oscar di Oscar Valdambrini, Scotch di Eraldo Volonté o Waiting for M di Franco D’Andrea.


1
Segui Jazz Convention su Twitter: @jazzconvention