Dodicilune Dischi – Ed412 – 2018
Camilla Battaglia: voce, pianoforte, tastiere, kaosspad
Michele Tino: sax alto
Andrea Lombardini: basso elettrico
Bernando Guerra: batteria
Ambrose Akinmusire: tromba in Be still in motion, Crossing the water, You don’t exist I
Camilla Battaglia pubblica il secondo disco a suo nome per Dodicilune a due anni di distanza da “Tomorrow-2 more Rows of Tomorrows”. Rispetto all’album precedente sono confermati Bernardo Guerra alla batteria e Andrea Lombardini al basso, a cui si aggiungono Michele Tino al sax alto e in tre brani un ospite prestigioso, il trombettista afroamericano Ambrose Akinmusire.
La Battaglia è autrice di tutti i brani e ribadisce una cifra stilistica aperta a contaminazioni di vario genere, legata fondamentalmente al jazz europeo, ma con influenze riconoscibili nel sound metropolitano newyorkese, vicino alla scena downtown, per essere precisi. Su una scansione ritmica di tipo acid-rock, la bandleader espande effetti elettronici con il kaosspad. Le stesse tastiere, inoltre, svolgono una funzione essenzialmente timbrica, a conti fatti. La cantante si fa strada fra parti recitate, in uno spocken word quasi straniato, per arrivare alla liricizzazione di estratti provenienti dai campi più disparati, letterari, filosofici, scientifici con in comune l’illustrazione del concetto di tempo. Dopo essersi addentrata nell’analisi del tempo dal punto di vista psicologico nell’incisione del 2016, infatti, adesso al centro di questo concept album si colloca il tempo secondo un angolo di visuale oggettivo.
In certi frangenti la voce si impenna, graffia, per scendere successivamente di intensità, fino a ripetere messaggi parlati in maniera quasi impersonale. Si assiste, cioè, ad un saliscendi argomentativo ed emotivo insieme, nello sviluppo delle varie tracce. La Battaglia, in ogni passaggio, tiene in pugno il gruppo e lo direziona secondo la sua sensibilità e la sua idea progettuale.
È di spessore e di sostanza, ancora, il contributo del sassofonista Michele Tino, autore di interventi nervosi, taglienti, mai debordanti. Come valore aggiunto in alcuni pezzi figura Ambrose Akinmusire, perfettamente a suo agio in questa compagnia, che disegna traiettorie rettilinee o sinusoidali con una tromba capace di adattarsi convenientemente a qualsiasi tipo di ambiente sonoro, dalle atmosfere sospese,incorporee a quelle cariche di energia positiva.
Fra gli otto titoli si fa raccomandare in particolare Be still in Motion, dotata di una melodia allusiva, inizialmente. Mano a mano la take prende ritmo e procede con dialoghi stretti fra la voce e i fiati, squarci di assolo ficcanti del sax alto, entrate in scena appuntite e costruttive della tromba, mentre basso e batteria vanno giù pesante su metriche rockeggianti.
“Emit: Rotator Tenet” – il titolo contiene due palindromi – è quindi un’opera in linea con la precedente registrazione e dimostra la coerenza di fondo di una musicista-ricercatrice attenta a raccogliere materiali, suoni, dal passato e dall’attualità per rielaborarli in un qualcosa di personale di stampo sicuramente jazzistico, perlomeno nell’ispirazione.
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