Foto: Carmelo Calabria
Suoni, parole, ritmi del mondo: X edizione
Genova-Cornigliano, Villa Bombrini – 9.2/23.3.2019
La rassegna “Suoni, parole e ritmi del mondo” continua ad attirare l’attenzione del pubblico del ponente genovese, che premia l’organizzazione con una presenza massiccia alle serate nella bellissima cornice di Villa Bombrini, un gioiello dell’architettura settecentesca. Gli appuntamenti di quest’anno vedono al centro dell’iniziativa il contrabbasso, con gli specialisti dello strumento chiamati a confrontarsi in quattro distinti progetti. Si esibiscono nell’ordine Furio di Castri, Massimiliano Rolff, Silvia Bolognesi (della cui performance non si può rendere conto) e Aldo Zunino.
Il 9 febbraio apre il festival il trio di Marco Tindiglia, che presenta in prevalenza brani originali, oltre a Pannonica di Monk e al noto standard I’ll remember April. Il chitarrista esplicita un suono elaborato della chitarra, facendo uso moderato della loop-station e dei distorsori, e si esprime, così, in un linguaggio modernamente jazzistico e con un eloquio narrativo. Di Castri, già sodale di Tindiglia all’interno degli workshop di Gezmatazz, lo asseconda rivelando la capacità di intuire il percorso della sei corde tanto da far risaltare i passaggi significativi e le sfumature dei vari pezzi. Cervetto suona la batteria in modo equilibrato e obliquo insieme, realizzando una scansione swingante, quando occorre, avvicinandosi ai modi del rock in altre circostanze, o accarezzando leggermente le pelli dei suoi tamburi nei tempi lenti.
Il 23 febbraio spetta a Massimiliano Rolff con il suo quartetto raccogliere il testimone da Di Castri e soci. Si chiama “Home feeling” l’ultimo album del bassista ligure di adozione e al piano compare un ospite di lusso, il colombiano Hector Martignon, conosciuto per aver collaborato con Paquito D’Rivera e Mongo Santamaria. Rispetto alla formazione del cd c’è, poi, un solo cambiamento. Alla batteria siede Ruben Bellavia, invece di Nicola Angelucci. Nel concerto vengono eseguiti i temi inseriti nel disco, quasi tutti a firma del leader, tranne due classici del repertorio afro-cubano, Beja flor e Melodia del Rio. La musica scorre liscia e rigogliosa, sostenuta dalla coppia di percussionisti, in grado di garantire un treno ritmico fra il jazz e il latin, molto vitale. Martignon è dotato di una tecnica cristallina e mostra un pianismo di scuola caraibica, dinamico e brillante. Rolff con il suo contrabbasso riannoda i fili dei rispettivi discorsi strumentali e dispensa interventi in solo ricchi melodicamente e pulsanti ritmicamente.
Il 23 marzo, chiude la manifestazione il quartetto di Giampaolo Casati con Piero Odorici al sax tenore, invece dell’annunciato Battista Lena alla chitarra. La proposta pesca a piene mani negli standards del jazz, nel repertorio di Monk e di Horace Silver, oltre che in un original, Narciso, composto dal trombettista genovese. Il gruppo dà vita ad un concerto in puro stile mainstream, frazionando la formazione, episodicamente, con intermezzi in trio, in duo tromba o sassofono-contrabbasso. Si apprezza, in particolare una efficace alternanza di assoli, di seguito all’esposizione sovente all’unisono dei temi, per celebrare convenientemente la tradizione del jazz verace, privo di contaminazioni. Si distingue, all’interno del combo, inoltre, il lavoro attento e propositivo di Aldo Zunino. Il bassista, provvisto di una cavata sapiente e di un fraseggio costruttivo, sceglie, spesso, di muoversi da sideman alle spalle di altri protagonisti, mentre potrebbe ambire, a giusto titolo, ad un ruolo da bandleader.
Resta da riferire che gli spettatori partecipano con calore ed entusiasmo alle esibizioni, assicurando il successo di una rassegna che Fabio Manganaro e l’associazione Jazz Lighthouse portano avanti con coraggio e passione da dieci anni.
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