Giuseppe Delre – Sings Cole Porter & the beat of a yearning desire

Giuseppe Delre - Sings Cole Porter & the beat of a yearning desire

Abeat Records – ABJZ 066 – 2009




Giuseppe Delre: voce

Antonio Piacentino: tromba

Luca Aquino: tromba

Roberto Ottaviano: soprano

Vincenzo Presta: tenore

Guido Di Leone: chitarra

Gaetano Partipilo: sax alto

Rossano Emili: sax baritono

Marco Contardi: pianoforte

Camillo Pace: contrabbasso

Pierluigi Villani: batteria



Strings quartet:

Fabrizio Signorile: violino

Roberta Daugenti: violino

Francesco Masi: viola

Elia Ranieri: violoncello






Le voci jazz al maschile scelgono, generalmente, due sistemi d’espressione: viaggiare sul metodo tradizionale che ripete, talvolta pedestremente i classici e quello che guarda con velleità all’avanguardia (o presunta tale).


Giuseppe Delre, che probabilmente per scelta e cultura ha optato sostanzialmente per la prima categoria, riesce però a imprimere una forza personale nel suo canto che lo rende unico ed elegante. Premetto di non amare troppo le ultime generazioni di singer, specialmente per quanto riguarda le voci al femminile, quasi sempre tanto educate e virtuose, quanto scialbe, noiose e impersonali. Figuriamoci quelle maschili, dove non emerge un talento degno di tale etichetta da tempo immemore. Devo dire, se vi fidate, che Delre rappresenta qualcosa di diverso, malgrado, ripeto, la scelta di un repertorio collaudatissimo: Cole Porter.


In una simile situazione, ciò lo intenderei come un handicap per un cantante che non ho mai avuto il piacere di conoscere in altre situazioni e volutamente non mi sono documentato sui suoi trascorsi, per non influenzare questa recensione con umori e sensazioni altrui.


Quando mi è capitato tra le mani il suo Cd, insieme ad altri da recensire, l’avrei ascoltato per ultimo proprio perché si tratta di un cantante. Poi ha preso il sopravvento la curiosità dettata dalla stupenda immagine di copertina che sembra cozzare con il mondo fantasmagorico dietro il quale è stato ingiustamente relegato Porter da troppi interpreti, buoni, mediocri e anche pessimi. Una desolata stazione, forse un binario morto, invece di luci, lustrini, paillettes e Broadway. L’intuito non mi ha tradito. L’interpretazione di Love for sale lascia trasparire un certo humour, un atteggiamento scanzonato che oscilla tra la canzone d’autore di impronta pop e lo standard jazz. Una voce indubbiamente giocata sul filo di un ottimo equilibrio tra potenza e classe. Invito all’ascolto di I get a kick out on you, dove il fantasma di Sinatra viene bellamente esorcizzato, con uno scat vellutato ma non manieristico con lo sfondo di un arrangiamento magistrale. Cd godibile e interessantissimo. Swing, scat, tango, melodia, interpretazioni da maturo musicista che sa anche sdrammatizzare con la propria timbrica, l’intensità di una melodia senza con questo snaturarla e soprattutto senza mancarle del dovuto rispetto.


Siamo alle prese con un cantante finalmente originale? Si può osare affermarlo? Aspetterei la sua prossima prova discografica per essere (finalmente) smentito sul fatto che una voce maschile possa veramente suscitare la nostra attenzione. Non da nostalgico deja vu, ma sotto un’ottica attuale.