Paolo Russo – Songs from the forest (Bandoneon solo Vol.III)

Paolo Russo - Songs from the forest (Bandoneon solo Vol.III)

Zina Zinetti – 2018





Paolo Russo: bandoneon







Apprestandosi all’ascolto di un cd di bandoneon solo ci si aspetta di incontrare una serie di motivi legati al tango, essendo questo particolare strumento legato indissolubilmente alla danza sudamericana, oltre che alla figura di Astor Piazzolla, grande compositore argentino famoso per aver intellettualizzato il ballo della sua terra e averlo contaminato con altri generi musicali. In realtà il disco di Paolo Russo contiene, sì, alcuni brani espicitamente o implicitamente allacciati al tango, ma la maggioranza delle tracce fa sentire un altro tipo di musica. Il titolo, d’altra parte, rivela già parecchio del menù preparato dal protagonista di quest’opera, che viene dopo altri due album registrati in completa solitudine.


Siamo invitati a prestare attenzione, infatti, a Songs from the forest, quattordici pezzi ideati a contatto diretto con i boschi del nord della Danimarca, paese dove peraltro il musicista pescarese risiede da una ventina d’anni.


Si comincia con AnKomst, una breve introduzione pomposa e, comunque, giocoforza, concisa. Si prosegue con Asserbo, dotata di una melodia viva, danzante, in odore di tango e di un altrove rispetto alle foreste dello Zealand, ispiratrici del progetto.


Il gabbiano solitario è descrittiva e pare seguire il volo, le evoluzioni caute dell’uccello inanellando note sopra il rigo, quasi a imitare lo stridio acuto prodotto dall’animale.


Ruinen si può definire una canzone senza parole. Ha dentro elementi folk, di un folklore fra il mediterraneo e il nordico.


Lys ha un ascendente in Francia; sembra, invero, prendere le mosse da un valzer musette.


Meanwhile racchiude una frase ripetitiva, quasi ossessiva, sfondo per brevi spunti improvvisativi che sfumano nel nulla.


Muldvarpen è un bozzetto drammatico e misterioso, come del resto Swedish black.


In Penombra il bandoneon simula il suono dell’organo da chiesa e suggerisce un’atmosfera maestosa e ieratica.


il tema di Riviera si materializza piano piano e suggerisce climi malinconici, rapiti.


Pure Romso procede su tempo andante, con una notevole cura delle dinamiche e lo spostamento del refrain di base sempre più in alto verso l’acuto progredendo in direzione del finale.


Sorte Snegle custodisce qualche elemento blues, all’interno di un’esecuzione in cui si avverte chiaramente il rumore delle dita che premono sui bottoni.


The squirrel (lo scoiattolo) procede a strattoni, fra repentine accelerazioni e momenti di pausa, di calma apparente, come, appunto, fa il roditore arrampicandosi sugli alberi.


Viking tango dà quel che promette. È un tango trasferito fuori dal suo contesto abituale, in un’altra latitudine, ma mantiene le sue caratteristiche peculiari.


Con questo nuovo capitolo Paolo Russo completa una trilogia che lo ha portato dagli standards del jazz ad una serie di originals, fino a queste composizioni-improvvisazioni nate a confronto con suggestivi ambienti naturali. Nel disco si apprezza soprattutto la cura artigianale con cui sono realizzati i vari pezzi, tanto da costruire un mosaico formato da tessere bene incastrate insieme pur essendo, ogni tassello, provvisto di una sua specificità.




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