Exoterm – Exils into a Corridor

Exoterm - Exils into a Corridor

Hubro Music – Hubro CD 2618 – 2019



Kristoffer Berre Alberts : sassofoni

Nels Cline: chitarra elettrica

Rune Nergaard: basso

Jim Black: batteria





Dell’annunciata line-up, indicheremmo quali personalità di un qualche maggior richiamo mnemonico il chitarrista Nels Cline del quale è nota del l’attività in àmbito indie-rock così come jazz, avendo tracciato esperienze per Blue Note ed Enja, oltre alla partecipazione in ECM nella band del fratello Alex (titolare di The Lamp and the Star, del 1990), e senz’altro il sodale fantasista della batteria trans-gender Jim Black (molto attivo tra l’altro per la label Winter&Winter, e recentemente anche apprezzato in produzioni nostrane d’ampio respiro); pur è vero che i “fatti” musicali rilevati nel presente lavoro non definiscono certo in minore i due co-protagonisti norvegesi, i cui curriculari corsi attestano come non poco si siano spesi lungo le più che decennali carriere devolute alla forma free, e con cotante competenze di ruolo si calano del tutto alla pari nel cimento con le controparti d’oltre oceano.


Introdotto dal bruciante tappeto elettroacustico in First Light, che palesa i caratteri tematici del titolo introducendo con gradualità la tempra sonora di tutti gli attori del progetto, questo guadagna forma ulteriore nelle tribalità e nella cruda acusticità della concitata Forset Mist-Night, dal vigoroso carattere rituale; non calano le tensioni nel successivo Back towards the car, segnata dalla voce del tenore, insieme evocativo e provocatorio, di Kristoffer Berre Alberts. Ampia libertà di manovra è conseguita dalle tessiture inquiete della chitarra di Cline nel conferire solido carattere blues alla sfuggente ed acquea Moves away from the door; incuranti della caratterizzazione formale, i quattro cospirano in collettivo nelle scabre forme dell’incalzante e macchinosa Two more times, liberando ulteriormente energie e talenti nel serrato interplay di Manufacturing a smile, che suggella con forza il carattere di catartica jam della performance.


Notevole la forza espressiva delle aspre ance di Kristoffer Berre Alberts, dominante nel conferire spirito tranciante al soundscape, generando forze di sponda nei testa-a-testa con le tese corde elettriche di Nels Cline, non sconfinante in formule jazz in termini pretestuosi, potengo fidare per le proprie eversive trame anche nelle soluzioni più oblique ed urticanti del post-rock; il profilo del quartetto è dinamicamente segnato anche dalle forme spezzate del contrabbasso del visionario Rune Nergaard, confermandosi il navigato Jim Black quale spregiudicato faccendiere della ritmica pugnace e muta-forma.


Sei misure d’intensa partecipazione e forza espressiva in cui la categorizzazione jazz-rock acquisisce “valore” e senso vitale ben più solido rispetto a certe ormai consunte formule di genere; già nota l’ampiezza formale di compasso della già frastagliata famiglia discografica Hubro, è però con relativa sorpresa e convinto apprezzamento che ne apprezziamo una proposta che articola (e qualifica) ulteriormente il catalogo, nello spirito di un avant-jazz che soffia con forza e motivazioni sulle ceneri del passato del bop ed impiega una concezione intelligente ed anti-formale della fusion per consolidarne certi confini della contemporaneità e del futuro prossimo.




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