Foto: dal sito del Teatro Nazionale di Genova (teatronazionalegenova.it)
Acoustic Night 19 di Beppe Gambetta
Genova. Teatro della Corte – 9.5.2019
Beppe Gambetta ritorna al Teatro della Corte accompagnato, come al solito, da alcuni ospiti internazionali magari non molto conosciuti dalle nostre parti, ma sicuramente competenti e in perfetta sintonia con le concezioni estetiche del chitarrista ligure. Il Comune, fra l’altro, ha recentemente gratificato Gambetta del titolo di “Ambasciatore di Genova nel mondo”, onorificenza che inorgoglisce non poco l’inventore delle notti acustiche.
Ogni anno si stabilisce un tema unificante per lo spettacolo che va in scena per quattro sere consecutive sempre premiato da una considerevole affluenza di pubblico. Nel 2019, il fil rouge su cui ruota tutta la messinscena è costituito da “Le città della musica”. Accanto al chitarrista genovese, in rappresentanza di Boston, è presente Laura Cortese, di chiare origini italiane, nativa, però della California, violinista e cantante piena di verve e di humor. Per New York si schiera, invece, Jefferson Hamer, chitarrista e cantante di valore, con un timbro vocale acuto e nasale. Come vessillifero di Nashville si esibisce Tim O’Brien, virtuoso polistrumentista oltre che voce piana ed efficace adatta al country e non solo. Di rinforzo sale, poi, a dar man forte al quartetto, ospite non annunciata, la moglie di O’Brien, Jane Fabricius, dotata di una vocalità aggraziata, in grado di amalgamarsi al meglio con il resto del gruppo. I cinque (anche la Fabricius collabora attivamente con una mandola) sono in azione in prevalenza tutti insieme, ma sono pronti a suddividersi in duetti, trii o ,in alcune momenti, ad affrontare la platea in solo. L’atmosfera è di quelle giuste perché l’intesa fra i musicisti è tangibile e la maestria dei singoli si concretizza in un suono collettivo articolato ma compatto, dalle nuances acustiche molto espressive. Ogni artista presenta un brano iconico della città di origine. Gambetta parte con una versione rispettosa e convincente di Questi posti davanti al mare di Fossati, non proprio una scelta attesa e scontata. Replica, poi, con una accorata Vedrai, vedrai di Tenco, in coppia con O’Brien che confessa di essersi innamorato del pezzo, tanto da ritenere il viaggio a Genova proficuo per il fatto essenziale di aver conosciuto questa composizione.
Tim O’Brien sfodera, poi, una hit di Johnny Cash, Folsom Prison Blues, eseguendola con lo spirito adatto e il coraggio necessario per affrontare una canzone emblematica di un mito di Nashville. Jefferson Hamer risponde con una The Boxer sapientemente personalizzata, resa più vicina alla sua sensibilità. Laura Cortese omaggia Boston, città del Berklee college, famosissima scuola di musica, con una fetta di popolazione di origine irlandese e un sound urbano di derivazione celtica, contaminato dal jazz e dal blues. Pure nei brani della Cortese si respira questa aria di meltin’ pot culturale, condito da un’ironia contagiosa, esplicitata anche in alcuni aneddoti raccontati nella sua lingua e tradotti simultaneamente dal leader del progetto. Gambetta si misura, in seguito, per ricordare il virtuoso genovese Pasquale Taraffo, vissuto nella prima metà del secolo scorso, autore di riletture del repertorio lirico sul suo strumento, in una interpretazione in solitaria de La vergine degli angeli di Giuseppe Verdi, portata a termine con tanto sentimento.
La serata va avanti con un continuo scambio di cortesie fra ospiti e ospitante, con omaggi trasversali, in un clima festoso sul palco e in teatro. Si conclude così la prima acoustic night con alcuni bis chiesti a gran voce dagli spettatori e concessi generosamente dal quintetto. Una volta di più, Gambetta riesce ad allestire una esibizione di musica di respiro internazionale, in cui il collante più forte risulta essere la stima reciproca fra i protagonisti e la passione condivisa per sonorità piacevoli, però musicalmente consistenti.
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