Foto: dal sito auditorium.com
La primavera in jazz del Parco della Musica di Roma
Joshua Redman Trio – 28 Aprile 2019
Gonzalo Rubalcaba Trio – 2 Maggio 2019
Benjamin Clementine – 15 Maggio 2019
Roma, Auditorium Parco della Musica
La primavera inoltrata vede il ritorno all’Auditorium Parco della Musica di due trii capitanati da due leader particolarmente amati dal pubblico romano. Il primo ad andare in scena a fine aprile è quello del sassofonista americano Joshua Redman, accompagnato da Reuben Rogers al contrabbasso e Gregory Hutchinson alla batteria, in una brillante formazione molto affiatata che non fa mai sentire la mancanza di strumenti armonici. Una ritmica con la quale il sassofonista collabora da quasi vent’anni e registrato un album live nel 2014 e un disco uscito lo scorso marzo con l’aggiunta del pianista Aaron Goldberg. I tre, elegantissimi e seriosi, attaccano con una lunga e sfavillante versione di Mack The Knife dai ritmi indiavolati che sfianca anche lo stesso leader, da sempre in bilico tra l’amore per la tradizione bop e l’orecchio verso l’armonia ricercata e una esplorazione mai troppo spinta. Qualità che conferma in pieno anche in questa formazione ridotta, dove inevitabilmente assume ancora più libertà, controbilanciata da una intelligente e naturale distribuzione dei ruoli, in cui ognuno svolge egregiamente il suo. Anche il repertorio scelto, che alterna brani più vecchi a quelli racchiusi nell’ultimo album, dimostra una maggiore maturità adesso raggiunta da un Redman che mette meno in mostra le sue innate qualità al tenore a favore di un suono più fine e in cui viene ad emergere è adesso più il gusto e la raffinatezza di un musicista sempre gioioso, giustamente ripagato da grandi applausi ricambiati da ben tre bis finali.
A inizio maggio protagonista è invece il più tradizionale, almeno nella formazione, trio guidato da Gonzalo Rubalcaba, affiancato dal contrabbassista Matthew Brewer e dal batterista Eric Harland. Pianista straordinariamente versatile, Rubalcaba è una delle figure di spicco più emersa negli anni ’90 vincendo negli anni anche 4 Grammy Award e numerose nomination. Per questo nuovo tour mondiale questa splendida formazione miscela i diversi filoni della tradizione jazz cubana e americana, in una musica del tutto nuova e originale che rapisce fin dalle prime note. Un dialogo fitto e serrato tra i tasti di Rubalcaba e le pelli di un ispirato Harland sarà la trama seguita per tutto il concerto, con Brewer più nascosto al centro a far da raccordo in una scaletta che prevede brani originali e riletture di grandi classici. I tre infatti trovano lo spazio anche per omaggiare i due grandi eroi del pianista de l’Avana: Bill Evans con una favolosa versione di Gloria’s Step e Duke Ellington con la sua celeberrima Caravan, ovviamente riproposte in delle rivisitazioni più moderne e artefatte, in mezzo a brani dal sapore più esotici e moderni. Quel che di sicuro non manca è l’incantevole romanticismo presente in ogni singola nota del pianista, abile come pochi a fondere le varie influenze ed esperienze che ha vissuto in un unicum affascinante che ha davvero pochi eguali.
A metà mese, a distanza di due anni, il cartellone prevede anche il ritorno di un artista assolutamente imprevedibile e innovativo come Benjamin Clementine, cantante, pianista, compositore e poeta, in un tour che a Roma fa registrare il tutto esaurito della piccola sala Petrassi già in prevendita. Coraggio e impegno fanno da sfondo ad una ancora breve ma fortunata carriera iniziata nel 2013 con un sorprendente EP che pian piano l’ha fatto scoprire ad un pubblico sempre più vasto e fedele. Accompagnato solamente da un elegante quintetto d’archi francese, la musica sofisticata di Clementine colpisce per originalità e passione, con il cantante inglese che si conferma un vero talento dalla grande espressività. Con un atteggiamento teatrale da far invidia alle più rodate rockstar, e nonostante le atmosfere classiche e di altri tempi disegnate dal suo gruppo acustico, Clementine, bravo e ricercato anche al pianoforte, riesce a scaldare e coinvolgere il suo pubblico portando in scena, con una nuova veste, i brani che l’hanno reso celebre in un pop raffinato e distinto, alla lunga forse un po’ troppo monocorde, ma che lancia meritatamente un personaggio che sicuramente merita di essere seguito con attenzione.
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