Evan Parker & Matthew Wright : Trance Map + – Crepuscule in Nickelsdorf

Evan Parker & Matthew Wright : Trance Map + - Crepuscule in Nickelsdorf

Intakt Records – CD 329 – 2019



Evan Parker: sax soprano

Matthew Wright: giradischi, campionature live

Adam Linson: contrabbasso, elettroniche

John Coxon: giradischi, elettroniche

Ashley Wales: elettroniche





Il cimento del sax d’estrazione free con le formule dell’elettronica e del sampling live non è esperienza impensabile, e certamente non isolata o del tutto nuova (tuttora ricordiamo il composito parterre attorno a Steve Lacy nella complessa performance live New Jazz Meeting Baden-Baden 2002 – per Hatology) e, rivolgendo l’attenzione agli attori in oggetto, tale collaborazione (tra Parker e White almeno) data già un decennio, segnando il debutto discografico della sigla Trance Map, qui “aumentata” con l’arruolamento dei tre aggiuntivi performers, tutti persistenti nel solco dell’originaria esperienza-progetto, basata sul complesso elaborato sonoro di registrazioni ambientali, nastri a cassetta, rumoristica da giradischi e trattamento live del sax.


Il vecchio leone del British-free e correlata gang non sembrano darsi pensiero (né così ci attenderemmo da una tale line-up) dell’intercambiabilità tra reale e virtuale, della generazione mediante software di suono di sintesi e “suoni naturali filtrati dal silicio dei dischi rigidi”, non riscontrandovi in fondo alcuno snaturamento, quanto piuttosto piena ed efficiente funzionalità progettuale, “applicando alla performance live procedimenti e materiali dall’originale elaborazione in studio”.


Poco attesa combinazione di clima spettrale e richiami naturalistici (il cinguettare d’uccelli filtrato e ridondante, principale controcanto rispetto alle serpiginose, ipnotiche e forti ma a tratti dimesse sortite del sax soprano) nel corpo delle sette misure del performing sul palco austriaco di Nickelsdorf, che segue una preparatoria esperienza live presso il britannico festival UK City of Culture di Hull nel 2017.


Se il soprano del decano funge da mobile tracciante, tutti gli associati al quintetto contribuiscono, rinunciando a qualsiasi identificabile veste di protagonismo, all’edificazione di un affresco fascinoso, di singolari implicazioni e non privo di potenza rappresentativa nel toccare picchi d’acme drammatico: intessendo più connessioni con la liberatoria, ma anche costruttiva dimensione del sogno, i cinque operano un trattamento piuttosto raffinato della “materia” elettronica, coinvolgendo attivamente l’ascolto in una suggestiva promenade di spirito notturno e di vibrante corpo meta-jazz.




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