Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale italiana

Foto: Martin Cervelli










Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale italiana

Loano – 22/26.7.2019

Il Premio Nazionale Città di Loano dedicato alla musica tradizionale giunge alla quindicesima edizione e presenta un programma spalmato su cinque serate, precedute da incontri pomeridiani con i protagonisti dei vari eventi.


Si comincia con gli alessandrini Tre Martelli, a cui viene consegnato il premio alla carriera. Nati nel 1977 e a formazione variabile con i punti fermi nel fisarmonicista diatonico Enzo G.Conti, anche in veste di portavoce, e nel cantante e “ravanista” – se così si può definire chi suona la “rava”, una sorta di kazoo fatto con la zucca – “Chacho” Marchelli, l’ensemble presenta una serie di canzoni da osteria, raccolte di prima mano in una zona compresa fra le Langhe e il Monferrato, oltre a balli tipici, come lo sbrando e a testi del poeta Giovanni Rapetti musicati per un album del 2014, “Cantè’r paròli”. Nella loro proposta si sentono forti il senso della tradizione e delle radici piemontesi. La strumentazione è timbricamente definita e sfiziosa. Ci sono, infatti, la ghironda e le cornamuse, accanto a chitarre, flauti, percussioni, fisarmonica e a tre voci bene impostate. Il concerto è festoso e trascinante, con un retrogusto malinconico, filologicamente adeguato. e conferma la buona vena di Tre Martelli, gruppo che non intende auto-celebrarsi, o ripetersi, ma continuare, anzi, nel segno della riscoperta e dell’adattamento di un patrimonio popolare da salvare e conservare per le nuove generazioni.


Il giorno dopo viene premiato Erasmo Treglia di “Finisterre” come realtà culturale e alla sera, sul lungomare, si esibiscono gli autori di due progetti pubblicati dalla stessa etichetta discografica. Inizia “La Banda della Ricetta”, formazione che riprende un certo numero di pezzi intitolati al cibo, alla tavola, con omaggi a Piero Ciampi a alla sua “Il vino”, o a Matteo Salvatore con “Pasta nera. Maccheroni” tra gli altri, oltre ad una serie di brani originali, fra i quali spiccano “La zuppa di Garibaldi” e “La sposa balkanica”. Le quattro musiciste sono affiatate ed eseguono il repertorio scelto con trasporto e leggerezza. Si fa notare, in particolare, la cantante Valentina Ferraiuolo, anche ai tamburelli, per la verve e la capacità di riempire la scena con ironia e bravura. Il set si conclude, come di prammatica, con l’offerta di caffè e dolci al pubblico del lungomare loanese.


È la volta, subito dopo, di Raffaello Simeoni, vincitore del premio per il Miglior album del 2018, il doppio cd “Orfeo incantastorie”. L’artista reatino è claudicante per un problema alla gamba sinistra, ma sale sul palcoscenico con grande entusiasmo per onorare “questo fantastico mestiere”. Il cantautore sabino, nel set, pesca in larga parte dalla sua ultima produzione, ma non mancano rimandi al passato con brani quali “Mariposa” o “Kirieleisong”, oltre alla sua prima composizione in dialetto, “Lu figliu pazzu”. Il quintetto alle sue spalle macina una musica piena di colori, tesa, vibrante e Simeoni ci mette l’anima, oltre che la voce potente, per raccontare le sue storie di viaggio, con incontri sorprendenti e scoperte strabilianti. In più, in alcuni frangenti, il bandleader si aiuta con altri strumenti per rimpolpare il suono complessivo del sestetto a completo servizio delle sue intuizioni, delle sue invenzioni.


Mercoledì 24, al termine di una passeggiata con un certo dislivello al rifugio “Pian delle Bosse” tocca a Fabio Rinaudo intrattenere i camminatori con i suoi suggestivi “Racconti di cornamuse” e lo stesso musicista è pure ospite speciale nel concerto serale di Mauro Palmas al chiostro di S.Agostino. Palmas è un virtuoso della mandola ed è accompagnato da una band che tira come una vaporiera su una world music di impronta mediterranea, domestica e universale. A Simonetta Soro, invece, spetta il compito di drammatizzare con la giusta enfasi le parti recitate salvo interpretare al meglio l’unica parte cantata, in “Gozos S.Antiogo”. Il musicista sardo, in sintesi, propone una miscela di progressive rock, folk rimodernato e melodia solare, in un impianto che contiene anche un messaggio civile e sociale, attraverso personaggi emblematici e il racconto delle loro vicende di terra e di mare.


Giovedì 25 ricevono il premio “Loano Giovani” il duo Bottasso + Simone Sims Longo. Secondo la motivazione ufficiale il trio rappresenta a buon diritto il futuro della musica popolare italiana. In effetti, nel loro set serale, si sente un sound impastato nell’elettronica con echi scandinavi, stile incisioni ECM, per intenderci. Si registrano, poi, per contrasto, aperture poetiche del violino del minore dei due fratelli e slanci armonici dell’organetto. Da parte sua Simone Sims Longo filtra e coagula il suono degli strumenti dei due partners e dipinge sfondi ambientali evocativi, ricreando al computer ineffabili rumori di elementi naturali. Tutto è molto bilanciato e coerente. Sicuramente la proposta ha un indice di difficoltà piuttosto elevato, però, per un pubblico non avvezzo a questo tipo di sonorità. Il domani auspicato nella spiegazione del riconoscimento potrebbe, cioè, non essere proprio dietro l’angolo….


Il duo Bottasso rimane protagonista del successivo progetto speciale “Linguamadre: Il canzoniere di Pasolini” insieme a Elsa Martin e a Davide Ambrogio. Pasolini negli anni cinquanta ha raccolto in un libro di circa ottocento pagine i canti popolari della classe dominata, secondo una sua definizione, per distinguerla dalla classe dominante, divisi regione per regione. Ai testi non sono state abbinate, però, le musiche di riferimento. I quattro giovani artisti, selezionati da un team di esperti, sotto la supervisione di Enrico De Angelis, ideatore dell’iniziativa, hanno lavorato a distanza per un certo lasso di tempo, su una serie di poesie per lo più dialettali, conferendo loro un abito musicale acconcio. Il quartetto, infine, si è riunito pochi giorni prima del festival e ha messo a punto un materiale già largamente sgrossato e quasi pronto per essere presentato dal vivo.


Si è operato sui canti per sottrazione, innanzitutto, rendendo implicito il ritmo delle ballate, delle liriche scelte, con un’opera di intellettualizzazione di un certo livello. La voce dinamicamente ondeggiante della Martin, poi, tendente allo straniamento, e quella robusta di Ambrogio più legata alle origini, alla tradizione, si appoggiano su un tessuto armonico e melodico ascrivibile ad un folk frullato e concentrato, fino a coglierne l’essenza. Ci sono ottime prospettive per la musica folk, quindi, se le nuove leve affrontano il repertorio antico con un intento non revivalistico, bensì virato sulla contaminazione e sull’attualizzazione, essendo in possesso delle chiavi per entrare dentro la materia con rispetto, ma anche con coraggio e inclinazione all’azzardo.


L’ultima data della rassegna è riservata a Riccarda Casadei e ad un appuntamento con il ballo in piazza. La figlia di Secondo, nel pomeriggio, narra una serie di gustosi aneddoti sul padre, sulla sua famiglia e sulla sua attività alla Ca’ del Liscio, storico locale della riviera romagnola. Alle 22, dopo un laboratorio dedicato ai bambini, sale sul palco di piazza Italia una formazione mista, “Extraliscio” composta da abituali cultori dello stile in voga nelle balere, come il cantante e polistrumentista Johnny Moreno “Il Biondo”, e da innovatori come Mirco Mariani di “Vola su Saturno”. Quasi subito il pendolo oscilla dalla parte dei “tradizionalisti” con i dovuti omaggi a Secondo Casadei, tra mazurke, rumbe, cha-cha-cha e il materializzarsi di un trenino improvvisato al centro della strada. I “modernisti” si limitano a creare qualche effetto speciale, attraverso le tastiere, ma va bene così. Si chiude in questo modo, in un clima gioioso, un festival che ha saputo offrire un ventaglio di stimoli e di offerte, fra quelle abbordabili a quelle sofisticate, coinvolgendo ogni volta un considerevole numero di spettatori.


Va dato atto al direttore artistico Jacopo Tomatis di avere le idee chiare e un atteggiamento opportunamente progettuale. Sono al suo fianco collaboratori attivi, competenti e sono stati raggiunti accordi per la connessione con altre rassegne, amiche o gemellate, come “Il premio Parodi” o “Mari e Miniere” in Sardegna. Da questa base solida si può proseguire sulla strada tracciata in questo biennio per una prossima edizione (2020) che si può ipotizzare ancor più caratterizzata e affascinante.



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