Hubro Music – Hubro CD/LP 2572 – 2018
Hilde Marie Holsen: tromba, laptop, elettroniche
Non più così raro, il protagonismo in arte dalla “altra metà del cielo” può spesso godere di speciale attenzione specie nel ricercarvi peculiari caratteri di genere: esordiamo dunque precisando che l’attesa di connotazioni e segni di femminee valenze (che amor di stereotipo ci farà identificare in carattere acqueo, trasparenze e ariosità) non sarà nella sostanza esaudita da questa fresca firma in solitario, autrice di un set giocato tra tromba ed elettroniche piuttosto improntato a progressioni lineari di sound saldo e potente.
A maggior ragione potrebbe esser non del tutto opportuno ricercare “analogie e connessioni” con altre figure del medesimo genere, ma quanto a solidità di disegno e progettualità la giovine artista norvegese si palesa già titolata a sostenere lo sguardo ed il fianco con le carature di regia di consorelle d’area nordica quali Sinikka Langeland o, con almeno un passaggio generazionale, Mette Henriette Rolvåg o il (probabilmente disciolto) trio Midaircondo (rispettivamente nelle proprie speculazioni folk-jazz, post-jazz cameristico e avant-garde). Permanendo nel più ristretto ambito strumentale, si potranno richiamare analogie con una grande esponente dell’ottone free quale la lusitana Susana Santos Silva; fatte salve le somiglianze del presente Lazuli con una contemporanea incisione di questa (All the Rivers), se la solista portoghese conduce un discorso di ricerca alquanto spregiudicato e dal personale senso lirico, Holsen appare piuttosto incanalata entro un operoso filone audio-visuale (molto importante l’interazione con materiali video) per cui si sono scomodate ascendenze anche remote, tali le elettrificazioni di un Chet Baker d’annata così come il mondo di un Mark Isham, pagando un tangibile tributo alla primogenitorialità ideativa di un Jon Hassell, collocandosi pertanto con diritto entro l’area free-style dell’aperta Nu-Music.
L’identità dello strumento-tromba non viene timbricamente stravolta (come diversamente operato da certi omologhi) e l’emissione è per lo più ferma e di lineare fraseologia, così come è alieno da stravaganze l’impiego del fremente tappeto elettronico, esitando nel figurativo senso del dramma esplicitato dalla solista, che muove dallo statuario incedere che caratterizza l’introduttiva, breve Orpiment verso la lacerante declamazione di Eskolaite, preparando la dimensione metafisica in Lapis, che ulteriormente dilata orizzonte e respiro primigenio nell’estesa e conclusiva Lazuli, affresco di forte tenuta cha gradualmente incorpora tessiture ed energie in sommazione animando una lenta quanto disvelatrice catarsi.
Opus di riconferma della musicista (dopo l’esordio con Ask, sempre per Hubro), che della giovane e motivata personalità rinsalda il convincente profilo, per spiccato grado di concentrazione espressiva e per assertiva visionarietà, rendendo ulteriormente composita la sempre più articolata scuderia della label, da cui vi è da attendersi un ventaglio sempre più centrifugo di morfologie e identità.
Link di riferimento:
Sito web: hildeholsen.com
Pagina Spotify: open.spotify.com/album/6MBhUkyRPf2Hz4chS1tvlJ
Video: youtube.com/watch?v=ZPD2C0g9Tlg
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