Talos Festival 2019

Foto: Fabio Ciminiera










Talos Festival 2019

Ruvo di Puglia – 5/8.9.2019

Come dicevamo all’inizio del diario del festival, la parabola artistica del Talos Festival viene individuata da alcune coordinate ben visibili ed esplicite del programma. Danza, suoni della terra, avanguardie storiche, contaminazioni. A queste, già elencate, se ne possono poi aggiungere altre. Naturalmente la Banda e la campagna condotta da Pino e Livio Minafra, insieme al Talos e ad altre importanti entità della musica pugliese, per dare un riconoscimento e una dimensione legislativa al mondo della Banda. Il senso dell’incontro e del dialogo musicale, un filo tessuto attraverso i concerti in duo e i seminari. E, infine, condivisione, coordinata che si materializza nei tanti volontari che accompagnano il festival e nella partecipazione delle persone che si avvincano al percorso di consapevolezza per mezzo della danza avviato da Giulio De Leo con gli abitanti di Ruvo e del territorio.


La Notte della Banda si consolida sempre più come elemento distintivo del Talos e per diverse motivazioni. A partire dalla stratificazione di attitudini artistiche e stili musicali che si avvicendano nel corso dello spettacolo: un modo per rileggere la storia del festival e le sue collaborazioni e per mantenere saldo il legame con gli artisti presenti nel corso degli anni e con i protagonisti dell’edizione corrente, un modo, soprattutto, per rimettere al centro la curiosità e per dare spazio ai vari generi musicali accolti nel programma. Con il Talos 2019, si è chiuso anche un ulteriore cerchio con l’invito rivolto ad alcune danzatrici dei percorsi condotti da Giulio De Leo di unirsi alla Banda durante l’esecuzione del Bolero di Ravel. Un’identità plurale, un lavoro realizzato per addizioni costanti e accoglienti. Un’edizione dopo l’altra, musicisti di provenienza diversa si sono confrontati con questo “corpo sonoro” e hanno portato personalità e caratteri nel bagaglio di un’esperienza diventata ormai centrale nella costruzione del festival. Per certi versi, i primi passi del percorso che ha condotto alla Notte della Banda erano stati alcuni concerti per organico ampio – come, ad esempio, quelli di Minafric, con ospiti e repertori particolari – presentati negli anni precedenti. E, ancora in direzione inversa, le incursioni dei musicisti che maggiormente hanno condiviso il percorso del Talos – Nicola Pisani, Roberto Ottaviano, Michel Godard e, naturalmente, Pino e Livio Minafra – nei concerti delle formazioni invitate al festival, soprattutto nei casi come Girodibanda o, nelle passate stagioni, il Canzoniere Grecanico Salentino. Un percorso duplice: dare nuova linfa all’organico della Banda ma anche utilizzare il senso di espressione comune e condivisa che la Banda evoca. In questo senso, infine, va anche il documentario sui jazzisti di Ruvo di Puglia al quale sta lavorando Livio Minafra e che, naturalmente, porta al proprio centro l’importanza della Banda nell’educazione musicale dei singoli interpreti.


Il duo e il senso del dialogo sono un elemento forte nella parabola del Talos. I concerti del pomeriggio nel Chiostro dei Domenicani hanno evidenziato questo aspetto secondo coordinate differenti dall’improvvisazione più radicale di Gunther Baby Sommer e Fabrizio Puglisi alle melodie più liriche, animate da venature classiche e reminiscenze popolari, di Eugenia Cherkazova e Livio Minafra e, ancora, le ancestrale combinazioni timbriche evocate da Aterraterr, il duo formato da Pino Basile alle percussioni e Giuseppe Doronzo ai sassofoni. Sul palco centrale, il senso del dialogo è stato evocato dalle trame mediterranee di Renaud Garcia-Fons e Dorantes e dal Cello Samba Trio di Jaques Morelenbaum: una serata di grande intensità emotiva, dove è prevalsa la dimensione cameristica, aperta alle tante soluzioni innescate dall’incontro tra personalità musicali. E, come è ovvio, convergenza e incontro evocano l’esperienza dell’Orchestra di Piazza Vittorio, laboratorio naturale e fertile di una quantità di combinazioni stilistiche.


Talosdanza è un altro tassello diventato sempre più importante nella rassegna ruvese. Il lavoro condotto da Giulio De Leo e dalla Compagnia Menhir affianca e valorizza i diversi momenti del programma: un’interazione propositiva che coinvolge i musicisti e i danzatori, gli spazi e il pubblico, una chiave per dare nuove possibilità espressive all’improvvisazione. Il momento più intenso è stato sicuramente quello che ha avuto come protagonisti Virgilio Sieni e Roberto Cecchetto: Di fronte agli occhi degli altri, il titolo scelto per una performance che ha rappresentato la sintesi delle tante anime presenti nel Talos: musica di ricerca indirizzata in un confronto con altre esperienze; la capacità di fare emergere il racconto e il senso lirico da corpi meno educati al movimento; il valore indiscusso di personaggi come appunto Sieni e Cecchetto e le tante connessioni che attraversano le loro singole storie artistiche e che si riflettono in ogni gesto e in ogni nota. Una traccia che caratterizza il Talos e che, soprattutto, come detto altre volte, riesce anche ad ampliare il senso di appartenenza che il territorio vive nei confronti del festival.



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