Franco D’Andrea Quartet – Half the Fun

Franco D'Andrea Quartet - Half the Fun

El Gallo Rojo – 314-30 – 2009




Franco D’Andrea: pianoforte

Andrea Ayassot: sax alto e soprano

Aldo Mella: contrabbasso

Zeno de Rossi: batteria






Franco D’Andrea è indubbiamente un consolidato protagonista del jazz contemporaneo. L’essere italiano è solo un dettaglio per un musicista che appartiene al patrimonio del jazz mondiale. La sua propensione alla ricerca, allo sperimentare, al cambiamento continuo, gli da la possibilità di creare dischi sempre interessanti ed artisticamente validi. Il suo nuovo lavoro Half the Fun, per l’etichetta indipendente El Gallo Rojo, segue un altro disco importante, Siena Concert, realizzato per la major Blue Note.


Half the Fun è stato registrato dal vivo il 26 settembre 2008 al jazz festival di Ciriè (TO), con la formazione che segue da tempo Franco D’Andrea ed è composta da Andrea Ayassot, Aldo Mella e Zeno de Rossi. Il disco è suddiviso in cinque momenti il cui filo portante è l’improvvisazione, che nasce da frammenti musicali accennati dai singoli musicisti. Le cinque tracce del disco contengono al loro interno dodici pezzi di cui tre brani non portano la firma di D’Andrea ma appartengono al repertorio di due grandi musicisti e compositori del passato. I pezzi sono Half the Fun, che da il titolo al disco, e Lush Life di Billy Strayhorn e Turkish Mambo di Lennie Tristano.


Il primo capitolo di Half the Fun si apre con una lunga suite che racchiude al suo interno una serie di brani concatenati l’uno all’altro. Afro Abstraction, con il suo frammentato e colorato astrattismo, da inizio, attraverso una serie di rimandi tra pianoforte e sax soprano, alla scaletta sonora che passa attraverso il valzer di Altalena. La melodia di quest’ultimo innesta l’ostinato e freddo ripetersi di Turkish Mambo. Il piano ed il sax s’inseguo a perdifiato in una folle corsa come due ubriachi che lottano contro la forza di gravità. D’Andrea spinge al massimo il suo provocante pianoforte trascinando nel vortice di note i suoi partner. Cherries, un pezzo del pianista che risale al 1997, ridà, con la sua dolce “quiete”, fiato ed energia ai musicisti prima d’incanalarsi nel terminale e conclusivo Via Libera.


Half the Fun di Strayhorn è il pezzo portante del secondo episodio, la cui apertura è affidata ad un intenso assolo di batteria, cinque minuti, di De Rossi. La fase percussiva termina tra gli accenni di pianoforte e sax che introducono il tema. E’ un pezzo meditato, intenso, giocato sul filo dell’improvvisazione ma ligio all’idea originaria del brano. Linee Oblique funge da overture alla terza fase del concerto. Il sax di Ayassot si fa propositivo e avvia un dialogo ben congeniato con il contrabbasso di Mella. D’Andrea s’improvvisa “guastatore” lanciando qua e là idee e frammenti di note. Anni Venti ne raccoglie le provocazioni spingendole indietro nel tempo e confermando ancora una volta le innate capacità del pianista di spaziare ed attingere all’interno dei diversi generi di jazz e nelle sue “geografie”, come fa nel terminale ed africaneggiante Douala. Lo splendido assolo di pianoforte di Lush Life introduce il quarto capitolo. In questi otto minuti di grande jazz, D’Andrea inventa da pianista consumato, ligio al tema, ma non succube, e ci regala una versione personalissima del capolavoro di Strayhorn. Two Colors, poi, ne raccoglie le ultime note e le carica di verve e brillantezza sotto i colpi di batteria, sax e pianoforte. Half the Fun si chiude con Grapes, un tema di D’Andrea disegnato dal sinuoso soprano di Ayassot e scandito da un sentito e profondo assolo di contrabbasso di Aldo Mella.


Se si volesse dare una valutazione seguendo il modello Downbeat diremmo che ad Half the Fun spettano five stars!