Le tre direzioni della ricerca di Daniel Studer

Foto: dal sito di Daniel Studer: danielstuder.ch










Le tre direzioni della ricerca di Daniel Studer

Daniel Studer – Extended For Strings & Piano

ezz-thetics – 2019

Harald Kimmig: violino,

Frantz Loriot: viola,

Alfred Zimmerlin: violoncello

Daniel Studer: contrabbasso,

Philip Zoubek: pianoforte



Anemochore – Suites and seeds

CSR – 2019

Frantz Loriot: viola

Sebastian Strinning: sax tenore, clarinetto basso

Daniel Studer: contrabbasso

Benjamin Brodbeck: batteria



Kontrabassoduo Studer-Frey – Zeit

Leo Records – 2018

Peter K Frey: contrabbasso, electronics

Daniel Studer: contrabbasso, electronics

Jurg Frey: clarinetti

Alfred Zimmerlin: violoncello

Il contrabbassista svizzero, con trascorsi romani, Daniel Studer prosegue coerentemente il suo percorso di ricerca che lo pone come uno dei musicisti di punta dell’avanguardia e della libera improvvisazione europea, nonché della musica contemporanea. Prolifico nella produzione sia a suo nome che come componente di gruppi sperimentali, lo ascoltiamo in questi tre dischi dialogare e creare con musicisti e strumenti diversi. Ascoltandolo, l’impressione che si ha è quella di un manovale o artigiano intento nella costruzione e definizione di oggetti in legno, che poi è la stessa materia di cui sono fatti gli strumenti che si odono nei cd. È un suonare ai limiti del suono, attraverso un’iterazione tra silenzi e presunti “rumori” ricavati dal “grattare” oggetti lignei secondo un costante e naturale rapporto primordiale tra uomo e natura, antico e moderno. In Extended Studer gioca con le frizioni di viola e violino per scandagliare a fondo gli echi provenienti dai silenzi turbati del rumore. Un pianoforte armonizza le rarefatte frizioni sonore trasformandole in musica.


Anemouchore è un ensemble formato da musicisti di diversa cultura e tecnica che usano i loro strumenti in maniera non tradizionale. La struttura del gruppo è un classico trio di contrabbasso, batteria e sax, a cui si aggiunge la viola. Ma è solo una forma tradizionale per cercare nuove strade. I quattro sono intenti con la loro musica, fatta di contrapposizioni, stridori, clangori, e tecniche esecutive diverse, a produrre suoni che dialogano con il vuoto ed i silenzi, rievocando tempi e materie primigenie.


Zeit, il terzo disco, è l’ultimo documento del duraturo progetto – circa quindici anni assieme -, dei due contrabbassi suonati da Studer e Frey, a cui questa volta si aggiungono in appoggio i clarinetti di Jurg Frey e il violoncello di Alfred Zimmerlin. Zeit, che sta per tempo, vuole essere la quintessenza di questo loro lavoro in cui si alternano in questa lunga suite, suddivisa in esecuzioni in duo e quartetto, provocandosi e creando a vicenda attraverso cellule sonore che ne sviluppano altre ed altre ancora. È la logica della libera improvvisazione che qui trova l’espressione massima eseguita sugli strumenti a corda, nel caso dei due contrabbassi, e in maniera empatica e quasi extra sensoriale e istintiva nel quartetto. Tutti e tre i dischi sono consigliati ma naturalmente richiedono curiosità, propensione all’ascolto e all’immaginazione e soprattutto una visione culturale che non abbia confini.



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